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Il Cavaliere dell’Apocalisse

Creato il 30 luglio 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Il Cavaliere dell’ApocalisseUn'attenta opera di mistificazione, realizzata minuziosamente nell'interesse del capo. Deve essere chiaramente questo lo scopo della battaglia politica ingaggiata dal Giornale di Sallusti. Il direttore della testata, già condannato per calunnia e graziato dalle patrie galere per suprema volontà di Re Giorgio, non si è lasciato scappare l'occasione di salire nuovamente sul ring, accettando ben volentieri di boxare, ancora una volta, con la solita platea di magistrati comunisti. E' la stessa storia che va avanti da vent'anni: da un lato siedono i togati mangia-bambini, che per motivi disparati tramano nell'ombra contro il nostro ordinamento democratico, tutelati, nella loro ostinata indipendenza, da quel ferro vecchio chiamato Costituzione; dall'altra parte c'è lui, il divino, il figlio di Ra splendente come un faraone, l'unico self made man in salsa meneghina, diversamente alto e costretto a sopportare le angherie e i soprusi delle ingiuriose accuse che ciclicamente pendono sul suo capo. E non ne è mancata davvero nessuna: dal falso in bilancio alla frode fiscale, passando per corruzione, concussione e sfruttamento di prostituzione minorile. Un curriculum di tutto rispetto.Ma come si possono ipotizzare simili nefandezze da parte del "grande leader" (copyright Maurizio Gasparri)? Non si può, e infatti il Giornale del Sallusti- lungi dall'informare i suoi lettori - procede in direzione ostinata e contraria, tentando di formarne a volte la cultura, a volte addirittura il rigore morale. Se i fatti non coincidono con le opinioni, tanto peggio per i fatti, noi la sappiamo più lunga. Una battuta istrionica, che in passato egregiamente si cuciva addosso ai vecchi Peppone del PCI, adesso è buona per tutte le stagioni e la luce dell'ironia diventa l'unico faro per navigare fra le macerie della destra.
Eppure è sorprendente la solerzia di alcuni opinionisti. Tramontano, ad esempio, sul foglio del graziato, s’impegna in un'autentica impresa biblica: come Giovanni nell'Apocalisse, solletica l'immaginario collettivo dei lettori con simboli e valutazioni di raro allarmismo. Il processo a Berlusconi non è più un processo nei confronti di un privato cittadino che avrebbe violato ripetutamente, ove non sistematicamente, il dettato normativo. Nossignore, è un processo politico imbastito contro il 30% degli italiani. Analogamente la sua condanna non equivarrebbe a un ordinario atto di giustizia disposto in applicazione della legge. Nossignore, sarebbe un cataclisma civile: l'Arno e il Tevere strariperebbero, ingoiando il nord come il sud Italia. Quanto alla Sicilia, terra a sé, si pone fede nella granitica coerenza identitaria dell'Etna e nel suo isolano senso dell'onore.Ora, noi scherziamo perché ci rifiutiamo di prendere ancora sul serio il Cavaliere, ma Tramontano lo scrivecon coscienza:
"Il resto sarà caos, con una cicatrice profonda, con frammentazioni e guerre fratricide all'interno di ogni partito, rese dei conti, con piccoli leader che a destra e sinistra cercheranno in ogni modo di soddisfare le proprie ambizioni personali e un vuoto che renderà ancora più spaesati gli elettori. Non ci sarà l'equilibrio, ma una serie di sciami sismici, con la possibilità per i partiti antisistema di inserirsi e puntare al disfacimento".
E fu sangue e fu passione, senza l'ombra di resurrezioni pasquali. Ma c'è di più. Tramontano non trascura la società civile, con un occhio di riguardo alla borghesia e al popolo delle partite Iva:
"Gli imprenditori, chi lavora, chi pensa che l'Italia possa ritrovare aria e forza solo abbandonando le politiche di austerità, perderanno ogni punto di riferimento. Non è gente che ama le rivolte e le piazze, ma questa volta si sentirà con le spalle al muro, senza prospettive e disposta a combattere per la propria sopravvivenza".
Che poi curiosamente essa coincida con quella personale dell'editore del notista è, per l'appunto, un puro caso. "No, da certi traumi non si esce con la pace", è la sua asserzione oracolare. E noi ne prendiamo sommessamente atto, mentre invochiamo il Dio della Cassazione con un modesto rosario in mano.
Battute a parte, questo paese di fregnacce ne ha bevute tante. Da Arcore sono arrivate le panzane più ridicole e, forse anche per questo, le più divertenti. L'idea che Ruby potesse essere la nipote del Capo di Stato egiziano, una minorenne di cui s’ignorava così ingenuamente l'età da ordinare in questura l'affidamento della stessa ad una consigliera regionale, e non il pronto rilascio o la scarcerazione, è una perla degna dello Strega e andrebbe studiata con Collodi sui libri di scuola. Tutto possiamo subire secondo lor signori, anche un così smodato disfacimento della realtà. Il fondo di lunedì pubblicato dal Giornale concludeva così: "Siamo al bivio, e spetterà ai giudici scegliere il futuro politico, economico e sociale degli italiani". No, spetterà ai giudici stabilire una verità: se questo paese è stato soggiogato per vent'anni da un evasore patentato oppure da un politico incompetente. Tutto qui. Il resto è carta per avvolgere il pesce.G.L.Il Cavaliere dell’Apocalisse

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