Lo ammetto, ho festeggiato.
Mentre lo facevo, circondato da persone che amo, i nostri sguardi erano pieni di consapevolezza. Le cose non cambieranno, non nell’immediato, almeno, e questa crisi, che avrebbe potuto essere un punto di rottura e un nuovo inizio, alla fine, continueremo a pagarla noi.
Sarebbe potuto essere tutto diverso. Il capitalismo ha fallito, i nuovi assetti geopolitici sono in continua evoluzione, ormai siamo arrivati al punto che , come modello produttivo, viene indicata la Cina senza rendersi conto che è un meccanismo destinato a incepparsi nel medio termine. Ci siamo già passati con l’America. Una produzione impazzita, un’economia assolutamente inumana in cui non esistono regole e non esistono logiche, in cui o produci o sei fuori, dove i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici vengono annullati per il bene del consumismo.
È un’economia folle e malata, non lo abbiamo capito neppure dopo il crollo di questi anni. Continuano a dirci di produrre quando, invece, dovremmo semplicemente imparare a consumare meno e meglio. Avevamo l’occasione di ridare un volto umano a questa follia chiamata economia, abbiamo preferito continuare su una strada fallimentare, mantenere i privilegi, ricominciare a pensare a un compromesso che, per quel che mi riguarda, è impossibile da accettare. E non solo perché non ce lo possiamo più permettere da un punto di vista economico. Non possiamo più permettercelo neppure da un punto di vista ambientale, umano, sociale.
Eppure ho festeggiato.
Ho festeggiato consapevole della tristezza di quel gesto perché con quest uomo, con questa patetica figura, la mia generazione ha visto le proprie prospettive e i propri sogni finire nel cesso. E non solo la mia generazione. Ovviamente non è solo colpa sua. È colpa anche nostra che abbiamo lasciato che la cattiva politica, che la corruzione, che l’immoralità di certi atteggiamenti avessero la meglio sull’onestà e sulla ragione.
Diciotto anni, battuta dopo battuta, figuraccia dopo figuraccia, offesa dopo offesa. Abbiamo permesso a quest uomo, per diciotto anni, di essere padrone del paese. Padrone indisturbato e indiscusso. Lo abbiamo lasciato lì con le sue escort, con i suoi lacchè, mentre affondavamo nel fango e ci venivano tolti valori e diritti, mentre il lavoro diventava sempre più una chimera e sempre meno un diritto, mentre ci impoverivamo umanamente, economicamente, moralmente.
Diciotto anni.
Le cose non cambieranno di certo grazie a Monti o grazie a questa ridicola sinistra che ancora non ha capito bene cosa deve fare.
Non cambieranno e lo sappiamo tutti.
Però ho festeggiato lo stesso.
E adesso voglio voltare pagina.
Marino Buzzi
COMMENTI (1)
Inviato il 13 novembre a 20:58
Diciamo che una cosa buona ci sarà e cioè che finalmente si smetterà di parlare di escot a tutte le ore del giorno