Gotham City. Otto anni dopo la morte di Harvey Dent, procuratore distrettuale, e la promulgazione del suo decreto contro la criminalità, la città vive un periodo di pace, tanto che il commissario Jim Gordon (Gary Oldman), pur conscio del compromesso su cui tale tranquillità si regge, decide sia opportuno mantenere lo status quo: “Batman è l’eroe che Gotham merita ma non quello di cui ha bisogno ora”.
D’altronde del cavaliere oscuro ormai se ne sono perse le tracce, così come del miliardario Bruce Wayne (Christian Bale), confinatosi in un volontario esilio, acciaccato e claudicante, devastato dalle ferite tanto nel fisico quanto nell’animo, con accanto, ancora per poco, il sempre affezionato maggiordomo Alfred (Michael Caine), che cerca invano di ricondurlo alla vita, rammentandogli che è di lui, della sua attività, del bene che potrebbe mettere in atto, ciò di cui Gotham ha bisogno e non delle gesta eroiche proprie dell’ alter ego nero vestito.
Ma il succedersi di vari eventi farà sì che Wayne riporti in scena l’uomo pipistrello: l’arrivo in città del mercenario Bane (Tom Hardy), i colpi messi a segno da un’affascinante e misteriosa ladra, Selina Kyle (Anne Hathaway), il crollo del suo impero finanziario, nonostante l’appoggio di Miranda Tate (Marion Cotillard) e di Lucius Fox (Morgan Freeman) …
Anne Hathaway
Avvincente ed estremamente coinvolgente tanto dal punto di vista meramente visivo quanto da quello strettamente emozionale, Il cavaliere oscuro- Il ritorno costituisce l’affascinante conclusione di una “Batman trilogia” avviata dal regista Christopher Nolan nel 2005 (Batman Begins) e proseguita efficacemente tre anni dopo (Il cavaliere oscuro):un film che non merita certo di essere sbrigativamente considerato come una nuda e cruda operazione commerciale, volta a chiudere il cerchio e magari offrire la possibilità di qualche spin-off, alla stregua di altre pellicole, fumettistiche o meno, che si sono succedute in questi ultimi anni.Tom Hardy
In particolare, trova ulteriore conferma la capacità propria dell’autore di coniugare l’intrattenimento spettacolare, mai fine a se stesso, con la rielaborazione di una personale visione e poetica di stile del cinema classico e di genere, noir nello specifico: la sceneggiatura, scritta congiuntamente col fratello Jonathan, dopo un avvio un po’ lento e didascalico, ne evidenzia l’abilità narrativa, efficacemente affabulante nel riuscire a riunire insieme tutti gli avvenimenti propri delle pellicole precedenti e delinearli dando il senso di un fluire unico, riallacciandosi così alla tradizione letteraria del feuilleton.Un richiamo evidente anche nella capacità di “adattamento” della Storia passata a quella dei giorni nostri, non credo infatti sia difficile notare (mi unisco a quanto scritto da Paolo Mereghetti sul Corriere della sera) nella liberazione dei detenuti di Gotham un’assonanza con la Presa della Bastiglia, o la riproposizione del Periodo del Terrore nella caccia ai ricchi capitalisti e conseguente processo sommario, per non parlare delle invettive lucidamente deliranti di Bane contro il potere, una sorta di “populismo dittatoriale” dai tristi rimandi nel cercare il consenso della gente comune.
Morgan Freeman e Marion Cotillard
Certo, siamo in presenza di una diluizione temporale “d’altri tempi”, che va alla pari con la richiesta di una attenzione partecipe degli spettatori nel ricomporre i suddetti frammenti narrativi sparsi lungo il cammino, anche perché il montaggio (Lee Smith) alterna momenti di lentezza ad altri più veloci, con la tensione a farsi sempre più crescente nel finale, ma ho trovato magistrale l’introduzione dei vari personaggi, il far sì che praticamente si presentino da soli, evidenziando ogni loro sfumatura caratteriale (vedi il già citato villain Bane/Hardy o la dark lady Selina/Hathaway, ironica e disillusa, mentre Miranda/Cotillard avrebbe meritato una caratterizzazione più approfondita).Christian Bale e Michael Caine
Affascinante, poi, il capovolgimento del mito dell’eroe, espresso da Bale con efficace tono dolente (il viaggio all’interno del suo inconscio e sub-inconscio, l’elaborazione mentale, l’aspetto oggettivo del mondo e la sua visione soggettiva) nella scoperta della necessità di provare paura verso la morte e di trovare in questa coincidenza con la vendetta, nel senso shakespeariano del termine, tutte caratteristiche che Nolan media con efficacia sia dal Batman originario di Bob Kane che dalla riproposizione di Frank Miller (la visione distopica della società, sostituendo alla Guerra Fredda il tema attuale dei crack finanziari).In conclusione, pur avvertendo un senso di “non detto”, che fa tutt’uno con una certa inclinazione a riannodare al più presto le fila, Il cavaliere Oscuro- Il ritorno rappresenta un felice punto d’incontro tra intrattenimento e riflessione, confermando Nolan, almeno a parere di chi scrive, come uno dei migliori cineasti moderni, capace, rara avis, di coniugare con intelligenza blockbuster ed autorialità.
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Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rimetterci in piedi. (Thomas Wayne, Linus Roache, rivolto al figlio Bruce, Batman Begins, 2005)