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Visto in VHS. Remake più o meno ufficiale di “Il cavaliere della valle solitaria”. Qui però c’è Eastwood (che è tutta un’altra cosa rispetto a Alan Ladd) che fa il pastore (!) e il pistolero, si installa nella famiglia di un cercatore d’oro e li difenderà dai cattivi di turno.
Se il film è esteticamente inferiore ai precedenti western eastwoodiani (soprattutto al chiassosissimo “Lo straniero senza nome”) il contenuto si fa più etereo. Il film all’idea originale aggiunge una dose di sovrannaturale e di misticismo. Non è tanto il fatto che Eastwood sia un prete a dare adito a letture secondarie, ma il personaggio che interpreta che compare nel film mentre la ragazza (personaggio messo al posto del bambino del film originale) prega Dio di far giungere loro un miracolo; il fatto che si presenti alla famiglia nel momento in cui vengono letti dei passi dell’apocalisse, ma soprattutto le cicatrici che ricalcano la forma delle pallottole dei fuorileggi ingaggiati dai cattivi ed il fatto che il capo di quei mercenari ritiene d’avere già ucciso Eastwood una volta. Niente viene spiegato, non vengono neppure date certezze, alcune cose vanno assunte, altre sono proposte, ma mai confermate, dando comunque alla storia un sapore più instabile.
Altra grande differenza rispetto al film originale, anche se l’ho già detta, è che il bimbetto idiota è stato sostituito dalla ragazza adolescente. La sostituzione permette di raddoppiare il rapporto complesso tra il cavaliere senza nome interpretato da Eastwood e la famiglia da salvare; se nel “Cavaliere della valle solitaria” la moglie si innamora dell’eroe senza mai mostrarlo, in questo sono in due ad innamorarsene, ma mentre la donna è ancora un personaggio compito la ragazza permette di rendere palese i sentimenti e, anzi, permette di creare rivalità fra madre e figlia.
Complessivamente comunque un gran film, probabilmente il migliore dei tre western di Eastwood con Eastwood.
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