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Il Cenobio di San Pietro a Cellaria di Calvello torna alla sua comunità

Creato il 07 febbraio 2012 da Ecodibasilicata

Legambiente Basilicata plaude all’iniziativa di recupero e restauro dell’amministrazione comunale
L’antico Cenobio di San Pietro a Cellaria, nel Comune di Calvello, tornerà presto ai suoi antichi splendori.
La notizia giunge dalla stessa amministrazione comunale che ha deciso di reperire fondi per un progetto di recupero complessivo del monumento, tra i più antichi del patrimonio artistico calvellese.
Legambiente Basilicata accoglie con gioia l’iniziativa del sindaco della città Antonio Gallicchio, che arriva dopo un non facile percorso di contrattazione con i proprietari del complesso monastico, da poco concluso con la concessione gratuita della sola chiesetta al Comune.
Da tempo l’associazione preme per una riqualificazione del sito. Tra le tante attività, infatti, c’è anche il recupero e il miglioramento di habitat naturali, ambienti rurali e storici attraverso iniziative per la tutela e il recupero del patrimonio culturale e artistico volte alla promozione e alla valorizzazione di quei beni culturali “minori” sparsi sul territorio.
Il Cenobio di San Pietro è l’unico insediamento in Basilicata della Congregazione Pulsanese, fondata da S. Giovanni da Matera intorno al 1128-29. Il complesso monastico, costituito da una chiesa e da due corpi di fabbrica dove erano locati gli ambienti adibiti ad uso collettivo, sorge a circa 6 Km da Calvello.
Il primo documento che parla di S. Pietro a Cellaria risale al 1147 e ciò porta a pensare che il Cenobio sia sorto intorno al 1145. Lo splendore dell’Abbazia di S. Pietro durò per circa 150 anni per poi offuscarsi lentamente con il declino della Congregazione, fino alla fine della stessa nel 1379. Da quel momento in poi il monastero restò praticamente abbandonato. Nel 1587 venne assegnato alla Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore in Roma. Il degrado si accentuò in seguito alla decisione di concedere le terre in fitto ai contadini che trasformarono il monastero in ricovero per animali. A partire dal 1927, anno in cui fu venduto ai contadini, il cenobio è di proprietà privata.
Se fino ad oggi l’opera ha versato in un evidente stato di degrado e abbandono, come dimostrato dal collasso di parte delle strutture murarie del corpo meridionale e della facciata principale, l’iniziativa del Comune di Calvello permetterà da un lato il recupero e il restauro del sito, dall’altro il rilancio del contesto territoriale in cui il Cenobio si trova.
Sarebbe opportuno, in tal senso, inserire tale attività di promozione in Campagne e iniziative di risalto nazionale, quale ad esempio la campagna “Salvalarte” di Legambiente: una carovana itinerante contro il degrado e l’abbandono che percorre la penisola alla ricerca di tesori d’arte e tradizioni dimenticate. Un momento per accendere i riflettori sul patrimonio culturale minore spesso abbandonato e trascurato cercando, con interventi mirati, di recuperare e restituire alle città pezzi di storia sconosciuti o dimenticati.
Un’occasione per salvare un’opera artistica ed architettonica di importanza acclarata e difendere, tutelare e valorizzare i nostri territori.

Il Cenobio di San Pietro a  Cellaria di Calvello torna alla sua comunità


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