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Il “Cervino delle Dolomiti”, il simbolo delle Pale di San Martino - Prima parte

Creato il 08 gennaio 2013 da Pinkafe
Il “Cervino delle Dolomiti”, il simbolo delle Pale di San Martino - Prima parte
di Rosengarten
Tutti abbiamo in mente la sagoma imponente del Cervino, che staglia netta la sua parete Nord contro un cielo incredibilmente blu, come solo in alta montagna suole vedersi.
Se ancora non conoscete il Cimon della Pala, detto appunto il Cervino delle Dolomiti, e ritenete che sia giunto il momento di farne conoscenza, non privatevi dell’emozione che susciterà in voi la veduta della parte sommitale di un’ardita montagna, rivelatasi improvvisamente fra gli abeti della strada che da Predazzo in Val di Fiemme sale a Passo Rolle.
Così conobbi il Cimon della Pala, un luglio di tanti anni fa e naturalmente fu amore a prima vista.
Il consiglio che mi sento di darvi, è quello di scegliere una bella giornata estiva, con tanto sole, di lasciare l’automobile a Passo Rolle e raggiungere in non più di un’ora di facile camminata la Baita Segantini (mt. 2.170), armati di una buona macchina fotografica con la quale potrete riprendere il versante nord-ovest del Cimone (Cimon della Pala), dalla sua vista più famosa.
La baita è dedicata al pittore Giovanni Segantini, nato ad Arco (TN) nella seconda metà dell’800, amante della montagna che spesso dipingeva nei suoi quadri. Il Segantini appartenne al movimento Divisionista, e la sua morte avvenne, quasi in modo simbolico, proprio mentre dipingeva in montagna, sullo Schafberg, il monte sopra Pontresina dal quale si domina l'intera alta Engadina, la valle che più aveva amato.
Il “Cervino delle Dolomiti”, il simbolo delle Pale di San Martino - Prima parte
Vale davvero la pena di passare un po’ di tempo nei dintorni della malga, prendendo il sole sulle rive di un laghetto o passeggiando fra i prati rigogliosi con tanti fiori di montagna, rari e bellissimi. Sicuramente potrete ammirare Stelle Alpine, Negritelle e tanta Arnica; mentre più in basso, in Val Venegia o nella Foresta di Paneveggio non sarà raro imbattersi in una Scarpetta di Venere (orchidea).
Dalla Baita, oltre ad ammirare i 3.184 metri della cuspide del Cimone, alla sua sinistra e in sequenza, noterete Cima della Vezzana (mt. 3.192),  Cima dei Bureloni (mt. 3.130), Cima di Valgrande (mt. 3.038) e la Cima del Focobon (mt. 3.054), solo per citare le vette sopra i tremila. Invece, ancora più a sinistra, distaccata, la tozza forma del Mulaz, una montagna di soli 2.906 metri.
In pratica, osserverete le Pale di San Martino dal versante Nord-ovest, cui è appunto dedicato l’articolo che state leggendo.
Il “Cervino delle Dolomiti”, il simbolo delle Pale di San Martino - Prima parte
Se non vi sarete attardati troppo ad osservare il panorama, il Mulaz può essere alla vostra portata, così come a quella di un qualsiasi buon escursionista. Proseguite quindi lungo la carreggiabile che dalla Baita Segantini scende in Val Venegia, fino ad incontrare il sentiero 710 che risale in direzione Est ai 2.571 metri del Rifugio G.Volpi al Mulaz. Se avete poco tempo a disposizione, potete rinunciare ad arrivare fino al rifugio a favore della vetta; in questo caso, quando arriverete al Passo del Mulaz (mt. 2.619), imboccate il sentiero che attraverso un percorso ripido ed accidentato sale verso la sommità della montagna, raggiungibile in poco meno di un’ora. Il ritorno potrà avvenire per lo stesso itinerario dell’andata, ma quando sarete di nuovo in Val Venegia non rinunciate al classico pediluvio nel Torrente Travignolo.
Tutta la zona che gravita intorno a Passo Rolle è immersa nel fantastico Parco Naturale di Paneveggio- Pale di San Martino, ma prima di descrivere tale meraviglia della natura preferisco parlarvi del Cimon della Pala.
Se siete dei buoni scalatori, naturalmente il vostro obiettivo sarà il raggiungimento della vetta. La via normale al Cimone parte dal Bivacco Fiamme Gialle, posto su uno spallone roccioso, a 3.005 metri di altitudine, che spesso viene raggiunto percorrendo la spettacolare Ferrata Bolver Lugli, e poi proseguire verso i 3.184 metri del Cimone.
L’attacco della via attrezzata si trova a circa 40 minuti dall’arrivo della cabinovia che da San Martino sale al Rifugio Colverde (mt. 1.966). Scusandomi per l’ovvietà, farete in modo di prenderere la prima corsa del mattino e vi informerete circa l’orario dell’ultima corsa che vi riporterà a valle. La ferrata si svolge sul versante ovest del Cimone, e superando tratti verticali molto esposti, vi darà la sensazione di veleggiare proprio sopra San Martino, ben visibile in fondo alla Val di Primiero. Trattasi di una delle ferrate più famose delle Dolomiti, che percorrerete con adeguata attrezzatura, in circa tre ore. Occorre un ottimo grado di allenamento, assoluta assenza di vertigini ed esperienza di vie ferrate; il percorso è infatti un susseguirsi di passaggi su tratti verticali, placche, fessure, camini e traversate, e richiede una progressione di tipo alpinistico, per non affaticare troppo le braccia e non rischiare di rimanere senza forze a metà percorso.
Dopo il Bivacco Fiamme Gialle inizia, come già detto la via normale, che viene ritenuta abbastanza facile dal momento che le difficoltà non superano il III grado. Non è comunque una scalata da sottovalutare, sia per l’altitudine che per alcune difficoltà di orientamento che potrebbero presentarsi soprattutto in caso di nebbia; il mio consiglio è dunque quello di rivolgervi ad una guida, o di informavi molto bene circa i dettagli alpinistici che incontrerete. Caratteristico il cosiddetto passaggio del Bus del Gat, che attraversa una grotta, dalla quale uscirete carponi, dopo che avrete fatto passare lo zaino. Dalla vetta si ritorna al bivacco, con alcuni tratti in corda doppia, e dal bivacco si scende in Val dei Cantoni, dove si prosegue per il sentiero 716, fino a risalire a Passo Bettega (mt. 2.667); qui sceglierete se discendere al Rifugio Colverde (breve tratto attrezzato), oppure proseguire in quota fino al Rifugio Rosetta Pedrotti (mt. 2.581), nelle cui vicinanze si trova la funivia per il ritorno a valle.
Il percorso appena descritto, può essere effettuato senza includere l’ascensione alla vetta del Cimone, infatti la sola ferrata Bolver Lugli è sufficiente a ripagare anche l’escursionista più esigente. Riguardo ai tempi di percorrenza, mettete in conto almeno 6 ore, solo per la ferrata (rinunciando alla vetta), e con il ritorno a San Martino utilizzando la funivia.
           
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