I viaggi di lavoro negli ultimi tempi sono forzatamente diminuiti (la piccoleta avrà pur diritto ad una madre), ma nel ménage della mia grande famiglia allargata è compreso il fatto che io faccia un sacco di chilometri alla settimana per portare le due bambine più grandi dal padre. Ora, visto che "grandi" è un parolone (3 e 4 anni), immaginate cosa non posso inventarmi per intrattenerle... Diciamo che il balletto di Gangnam Style mentre guido è la cosa piú scontata e pazienza per chi mi vede dal finestrino. Seguono il gioco delle lettere (lettere che non conoscono, per cui ci vuole fantasia) - "mamma inizia per a e finisce per o.... Casa, brava mamma!" - "il coccodrillo come fa", il toast e la piadina con l'erba (rucola, tranquilli) in autogrill da spalmare sui sedili, i litigi per chi deve appoggiare la testa sul bracciolo centrale e tante altre belle cose.
Il viaggio di ritorno, invece, è quello che preferisco: un'ora buona tutta per me, in cui, nell'ordine: pensare, cantare a squarciagola senza preoccuparmi di quanto sono stonata, risolvere magicamente i problemi del lavoro con magici incastri che dal divano di casa non mi sarebbero mai venuti in mente, parlare con le amiche (santo Bluetooth), scrivere (non l'ho detto!! E, vi giuro, non sto guidando), riflettere sul senso della vita. È in auto che mi sono inventata questo blog, in auto ho deciso di cambiare vita e città, in auto organizzo la settimana successiva (scuola, orari, dottori, lavoro, vestiario, misero tempo per me). E lo sapete che vi dico? Alla fine la strada percorsa non mi pesa, anzi: manca sempre quel chilometro in più, quello che - sono sicura - porterebbe alla quadratura del cerchio. Diamo colpa al chilometro mancante e andiamo avanti con tutte le imperfezioni del caso...