Magazine Ciclismo
COME OGNI DICEMBRE ARRIVA IL MOMENTO IN CUI PRENDIAMO DA PARTE LA NOSTRA COCCA, E LA TIRIAMO A LUSTRO. SONO QUEI GIORNI IN CUI RIESCI AD ESSER UN TUTT’UNO CON LEI, ANCHE SENZA PEDALARCI SOPRA.
La radio è accesa. Un po’ di musica fa sempre bene quanto si può averla vicina. Sopra il tavolo della cantina straccio, liquido pulente e sgrassante per catena e compagni, chiave a brugola per smontare questo e quest’altro. Il termometro della “caneva” (la cantina, nel mio dialetto) segna 9 gradi. La mia piccola finisce in cantina solo una o due volte l’anno. Quando ci sono le pulizie pesanti.
Via le ruote, via i copertoncini dai cerchi, via portaborracce, catena, moltipliche, via pure il cambio; per certe cose ti voglio nuda baby, lo sai! Graffi al telaio. Un paio, piccoli, sono nuovi. In primavera non c’erano o non li avevo visti. Pulisco il telaio. Nel passare lo straccio sui tubi, mi sembra di sentire la bici dirmi; “Ooohh, finalmente,…” come un gatto che si stiracchia di gusto, dopo il sonnellino sopra il cofano tiepido della mia macchina. Dalla radio i Roxy Music con un loro vecchio successo. Che rogna pulire bene i freni.
Telaio mio sei lindo adesso. Prima sembravi il sangue di Riccò. Ora le ruote, che sono il gioco della pazienza. Lascio perdere. Non c’è fretta di rivestirti piccola, continueremo domani. Penso a quei graffi “nuovi” sotto il tubo obliquo, e mi vengono in mente le sassate, involontarie, che le ruote dei miei amici a volte mi sparano addosso. Saranno quei “TENNG!” improvvisi a lasciarmi la firma?
Che palle pulire i raggi che “cadono” nel mozzo. Caro, vecchio e usato spazzolino da denti, ma lo sanno i ciclisti che per certi angoli quasi impossibili sei fantastico? Ora i raggi lavorati di straccio, uno per volta, fino al cerchio. Ecco fatte anche le ruote.
Che pazienza per il “pacco” dei pignoni. Mancano cambio, catena e moltipliche. Quello che è il lavoro di fino. Devo ricordarmi di dare una tirata a qualche raggio nella ruota dietro. Basta per oggi. Tre quarti del lavoro è fatto. Forse domani sarà tutto finito; “Dai Manuel, finirai domani. Dove ti scappa senza ruote?” mi dice simpaticamente dal muro Maurizio Fondiest. La Bronzini, Indurain, Pantani, Armstrong ne convengono, insieme agli altri amici “inchiodati” al muro delle scale a scendere in cantina. Saluto anche loro e salgo in casa.
L’odore del petrolio (bianco raffinato, se interessa) riempie la cantina. La catena starà mezz’oretta in ammollo. Dov’è il pennellino? L’avevo messo sul tavolo due minuti fa cazzarola! Le moltipliche sono facili da pulire. Ci vuol più tempo a montarle. Intanto la catena è sempre in ammollo. Ora il cambio. Amico mio, sei sempre “incarognito” li dentro? Fa vedere… eh si, anche quest’anno, che palle amico bello! Ma visto che da 10 anni mi funzioni come un’orologio….
Manca la catena. Oplà!, vai di pennello adesso, che togliamo il lercio raccolto dalla strada. Staccio, e via con l’asciugatura. Ormai sto finendo, ultime pulite ai portaboraccia. Su le moltipliche, il cambio, le ruote che hanno come vestito camera d’aria e copertoncini. Vai di olio nel movimento centrale, sui “coni” delle ruote, una goccia di numero sui freni, e ora dai che la catena torna al suo lavoro. W le chiavi apri-catena!
Piccola, sembri quasi nuova! Una centratina alla ruota dietro… fatto, finito! Radio su “Off”. Ora su nello stanzino, su nel cavalletto, lenzuolo a coprirti e adesso dormi. Ci siamo fatti un bel giro baby, quanti posti m’hai fatto rivedere in questi tre giorni in cantina!