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“Il cielo di stagno” di Ben Pastor

Creato il 25 maggio 2013 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier

“Il cielo di stagno” di Ben Pastor

Il cielo di stagno. Sellerio, 2013

E’ da poco uscito per Sellerio Il cielo di stagno, il nuovo romanzo di Ben Pastor incentrato sul personaggio di Martin Bora – stavolta ambientato nell’Ucraina del 1943, alla vigilia della battaglia di Kursk. Su questo blog trovate un’intervista originale che l’autrice mi ha rilasciato a proposito del suo protagonista e di questioni di scrittura. Ne riporto un brano:
Come è cambiata, nel tempo, la sua relazione con Martin Bora, e come è cambiata la relazione di Martin Bora con lei?
Astuta domanda. Va al cuore della reciprocità che si instaura fra i romanzieri e i loro personaggi principali. Come molti scrittori, ho l’impressione che in realtà il processo creativo sia un’attenta mescolanza di osservazione e di tecnica. Inoltre, sono convinta che qualcuno come Martin Bora (a parte il suo avatar storico, Claus von Stauffenberg) sia esistito, e che si tratti di ascoltare e descrivere ancora prima che scrivere. Disegnata, certo, ma anche desunta da quel che sappiamo del milieu di centinaia di giovani ufficiali come lui, la sua personalità è completa, reattiva, indipendente quanto quella di qualsiasi figlio che alleviamo ma che appartiene prima di tutto a se stesso. Nel tempo ho imparato a fidarmi di alcune sue decisioni, a lasciarlo fare anche quando sapevo che stava sbagliando; puntualmente Martin mi informa e rende partecipe – ma fino a un certo punto. Così fanno i figli adulti, e così deve essere.
Di seguito, la presentazione del romanzo a cura della casa editrice, il video trailer e i link per ordinarlo online. Buona lettura!
Ucraina nord-orientale, 1943. Il maggiore Martin von Bora è tornato eroicamente da Stalingrado. Nel suo ruolo di ufficiale dell’Abwehr, il servizio segreto dell’esercito tedesco, ha per le mani due generali dell’Armata Rossa, Platonov e Tibyetsky, detto Khan. Entrambi sono a parte di segreti strategici. Platonov, che è stato vittima delle purghe di Stalin, è restio a collaborare. Invece, Tibyetsky-Khan, nobile passato alla rivoluzione, che tra l’altro è lontano parente di Martin, sembra più equivocamente implicato in un’opera di controllo, di disinformazione o qualcos’altro. Mentre proseguono gli interrogatori, i due, a distanza di ore, muoiono.

Intanto, in una foresta vicina che i civili cominciano a considerare maledetta, si verificano feroci omicidi, di soldati e contadini, e anche di bambini e donne. Delitti immersi in un alone di magico orrore. Tutto è un fangoso groviglio, in cui si confonde la sanguinaria paranoia di SS e Gestapo diretta contro i sospetti oppositori interni alla Wehrmacht, con le manovre dei sovietici, le imprese dell’Esercito di Liberazione Ucraino, e con la depravazione dentro il clima della guerra di antichi odi. Sembra impossibile districarlo. E forse nessuno desidera nemmeno capire veramente.

Ma il comandante della Abwehr, il freddo, enigmatico von Bentivegni, ordina al giovane maggiore di indagare. Nutre obiettivi personali, ma ha anche una spontanea fiducia verso il sottoposto. Bora ha già dimostrato il suo fiuto in inchieste difficili. È stato testimone di atrocità. Sente crescere, inconfessati, il ribrezzo per i caporioni nazisti e l’ostilità verso la causa di Hitler. Ha un’intelligenza che sa vedere nel tempo: «Tutto aveva a che fare con quegli anni. Gli inizi dello zio Terry, i morti a Krasny Yar; anche Platonov, che proprio allora aveva raccolto i primi successi». Sì, ma come e perché tutto era continuato in questa guerra eterna?

Ben Pastor, con la serie di Martin Bora, ha ideato una chiave di riconosciuta originalità: l’attendibilità storica, il crudo realismo del romanzo di guerra, la tensione del noir, l’intrigo della spy story. Ma soprattutto, nei diversi romanzi, che coprono gli anni dalla guerra di Spagna alla Resistenza italiana, segue la parabola di una tragedia umana che non è solo frutto di fantasia.

Martin von Bora, ispirato dalla figura dell’attentatore di Hitler colonnello von Stauffenberg, di nobile schiatta sassone di cui condivide tutti gli ambigui ideali, sposo fedele di una donna che forse lo tradirà, ha giurato obbedienza ad Hitler ed è dilaniato ogni ora di più da un dilemma. A chi essere leale: se al giuramento tributato al capo supremo o all’umanità.

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