A circa un paio di settimane dall’8 marzo 2012 la cronaca ci offre l’occasione per fare alcune riflessioni. La prima riguarda un annoso problema che è generalmente ignorato e che ha assunto grafica evidenza a causa di un goffo preside veneto. E cioè che per lo stesso reato, la donna prende da due alle tre volte di più la pena che prende l’uomo. E’ inversamente proporzionale allo stipendio, che se sei femmina è inferiore per le stesse mansioni. Sto parlando dell’episodio dei due studenti dell’istituto tecnico di Bassano del Grappa sorpresi in un bagno che facevano quello che l’ex presidente Bill Clinton faceva nello Studio Ovale e che, sostenne lui con successo, non era ‘sesso’, perché non finalizzato alla procreazione. Nel caso clintoniano fu lei a rimetterci carriera e immagine, che furono distrutte, anche grazie alla stupidità della madre di lei, purtroppo, che non aveva chiari i meccanismi mediatici, per cui la figlia sarebbe stata distrutta in ogni caso. Nel caso Bassanese la ragazza è stata sospesa dalle lezioni per 4 (quattro) giorni e il ragazzo 1 (uno) soltanto. Il motivo: l’avevano fatto nel bagno dei maschi!
Se non avessi fatto per tutta la vita l’insegnante, avrei potuto pensare che esista tuttora la separazione rigorosa dei sessi a scuola come quando ero io una studentessa. Ma posso dire senza ombra di dubbio che i giovani vanno nel primo bagno che capita al cambio di ora o a ricreazione. Dato che i bagni delle studentesse sono sovraffollati, le ragazze vanno senza problemi anche in quelli meno affollati dei maschi. Infatti, a parte i problemi di restauro estetico, le femmine della specie hanno un differente sistema idraulico, un dettaglio che burocrati e architetti fanno il possibile per ignorare. Semplicemente, le femmine vanno più spesso dei maschi in bagno. Anche se i bagni maschili sono più sporchi.
Non entro nella questione della sessualità adolescenziale che trova il suo sfogo dove può, quando può, spesso con conseguenze impreviste dato l’assoluto silenzio che circonda la questione delle gravidanze indesiderate, per non far imbufalire i preti. Vale la pena di fare un post a sé sulla questione. Mi limito ad osservare che alla ragazza è andata tutto sommato bene, la cosa è andata sui quotidiani nazionali e in TV, è stata condannata da molte donne in politica (non ho sentito politici, ma non mi sorprende), e soprattutto dai compagni di scuola dei due giovani. E’ andata di lusso che la ragazza non sia stata inserita nello stereotipo veneto alla Signore e Signori, che fomenta un pregiudizio che a suo tempo era utile nella battaglia politica PCI-DC. E’ stato evitato alla ragazza il tipo di nomignoli che i media affibbiano alle rare donne che uccidono uomini, come la Mantide di Bassano, la Vedova Nera, e così via. Non capita lo stesso con il bollettino di guerra delle uccisioni femminili da parte di mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati, amanti ed ex amanti, padri e fratelli (una mancanza di cui non sentivamo il bisogno ma che certi immigrati hanno contribuito a sanare). I promotori di questa guerra contro le donne che continua nel 2012 non ricevono nomignoli, ma scusanti tipo ‘è stato un raptus’, malattia mentale che colpisce solo individui di sesso maschile che uccidono persone di sesso femminile.
Infine, un breve commento sulla notizia che tra le cause di licenziamento dei precari della RAI, azienda dove si pagano centinaia di raccomandati di ogni genere, sessuale e politico, per produrre programmi da mediocri a pessimi, tra le cause di licenziamento, dicevo, c’è la gravidanza. L’Italia ha un tasso di natalità infimo perché la discriminazione contro le donne, che in altri paesi passa attraverso l’aborto e l’infanticidio selettivo, è addirittura anticipata alla possibilità di concepimento. Chi riesce a passare attraverso la maglia stretta si trova ad affrontare una situazione di doppio carico di lavoro, a casa e fuori, senza servizi adeguati e una precarietà economica scoraggiante. Il sostegno al lavoro domestico da parte del marito, a sentire le statistiche, è risibile, anche se sembrerebbe migliorare in certe aree del paese. Il danno collaterale è che non concependo figli per niente, non si concepiscono neppure maschi. La retorica della difesa della famiglia ‘tradizionale’, che poi è quella nucleare degli anni 1950, risulta tanto più vuota quanto più è efficace il controllo delle nascite all’italiana.
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