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Per scrivere questo delizioso libretto, Andrea Camilleri parte da un piccolo dettaglio che emerge dalla biografia di Renoir scritta da suo figlio Jean in cui si fa riferimento ad una visita del pittore a Girgenti, la vecchia Agrigento, in una data imprecisata. I più grandi studiosi del maestro d’oltralpe, non hanno sino ad oggi mai avallato un tour dello stesso nella provincia di Agrigento e allora Camilleri ci prende gusto a indagare, fare supposizioni, intuire verità fiutando soluzioni per possibili misteri come sua natura. Con arguzia e precisione di dettagli lo scrittore agrigentino si diverte a far luce su un mistero che non sappiamo se realmente accaduto o meno.
L’accaduto è presto detto: Poco dopo il suo arrivo in Sicilia con la modella amante e in futuro moglie Aline Charigot, Renoir fu derubato, o comunque perse il portafogli. Rimasto senza soldi scrisse al suo mercante d'arte Paul Durand-Ruel affinché gli spedisse del denaro e nel frattempo fu ospitato dal contadino che gli faceva da guida. Sempre Renoir junior racconta che arrivati i soldi, la coppia voleva ricompensare la generosità del contadino siciliano e di sua moglie che invece rifiutarono, quasi offesi. Per citare il passo di Jean Renoir, riportato dallo stesso Camilleri nel libro, "Alla fine mia madre ebbe l'idea di regalare alla buona fittavola una medaglia della Vergine che portava al collo. Si separarono tra torrenti di lacrime". Ovviamente come anticipato questo aneddoto non trova riscontro in nessuna biografia, tantomeno sono state rinvenute tracce della lettera spedita al suo mercante da Renoir e fatto ancor più importante non esiste alcuna opera del pittore che attesterebbe la sua presenza a Girgenti e sappiamo come Renoir era uso dipingere qualsiasi posto in cui capitava.
Stuzzicato dalla curiosità di approdare ad una verità concreta Camilleri ha voluto approfondire quanto scritto nella biografia che Renoir figlio ha fatto di suo padre. Analizzando i viaggi che il pittore impressionista fece dopo il 1881 (anno del primo arrivo in Italia di Renoir) si viene a sapere che approdò in Sicilia una sola volta, a Palermo, a meta gennaio del 1882 per fare un ritratto del maestro Wagner. Ed è in questo contesto che lo scrittore scopre un “buco” plausibile per un viaggio a Girgenti, infatti nella primavera dello stesso anno il pittore si trova ad Algeri per curarsi dai postumi di una polmonite. La lettera inviata a Durand-Ruel è datata 4 aprile, niente di più facile che in quelle ore il pittore si trasferisse ad Agrigento che dista dalle coste algerine solo 15 ore di traghetto. La documentazione del transito portuale di Porto Empedocle del 1882 sembra avvalorare questa ipotesi. Se ciò può essere tutto plausibile, quelle che a questo punto mancano sono le tele agrigentine, quelle dipinte durante il soggiorno. Qui purtroppo Camilleri non è riuscito a trovare niente di plausibile e allora ha lavorato molto con la sua fantasia, con la sua arguzia, con la sua intelligenza investigativa, orchestrando il suo racconto di fantasia.
Ne “Il cielo rubato”, Camilleri fa ricostruire le fasi del soggiorno misterioso di Renoir ad Agrigento ad un anziano notaio tale Michele Riotta, autore in gioventù di un libretto rivelatore di affreschi eseguiti, o meglio dire rifatti da Renoir in Calabria nella chiesa di Capistrano. E’ il notaio a rievocare ipotesi e documenti su Renoir in un fitto carteggio con una affascinante e ambigua signora di cui si innamora perdutamente. Sarà la scomparsa dello stesso notaio a dare una spiegazione definitiva sul misterioso viaggio di Renoir e sulle opere agrigentine. Un giallo nel giallo che si risolve brillantemente e che solo un maestro del genere come Camilleri poteva partorire. A corollario d’informazione di come è nato questo libro, trascrivo quello che in merito ha detto lo stesso scrittore:
“L'idea di questo libro mi venne suggerita da Eileen Romano la quale un giorno, non casualmente credo, mi racconto' un piccolo mistero riguardante il maestro dell'Impressionismo Pierre-Auguste Renoir. Mi spiego' che dalla biografia del pittore, scritta dal figlio Jean (il regista di La Grande illusione e di altri capolavori cinematografici), risulta che il padre compi' un viaggio a Girgenti, oggi Agrigento, in data imprecisata, assieme alla moglie Aline. Dopo qualche giorno, perdette, o gli rubarono, il portafogli. Allora immediatamente scrisse a Durand-Ruel, suo mercante e amico, per farsi inviare del denaro. Nell'attesa, la coppia fu generosamente ospitata in casa di un contadino che era stato ingaggiato come guida. Quando i soldi arrivarono, e Renoir voleva pagare l'ospitalita', il contadino e sua moglie si offesero. Allora Aline si levo' dal collo una catenella e la diede alla contadina. Si lasciarono tra abbracci e lacrime. Questo e' quanto scrive il figlio Jean. Senonche', mi fece notare Eileen, non esiste nessun riscontro a questo racconto. Prima di tutto, i biografi del pittore non registrano il viaggio. Non solo, ma dato che la vita di Renoir e' stata ricostruita si puo' dire giorno dopo giorno, non esisterebbe un periodo di tempo scoperto in cui collocarlo. Inoltre non c'e' traccia della lettera di richiesta di denaro che il pittore avrebbe scritto da Girgenti a Durand-Ruel nell'epistolario raccolto e pubblicato in due volumi. Terzo riscontro mancante, non esiste nessun dipinto che abbia come oggetto Girgenti, il suo paesaggio, i suoi templi. Eppure di tutti i luoghi italiani, da Venezia alla Calabria, in cui egli e' stato ha lasciato testimonianza nelle sue tele.
Allora? Un'invenzione? Uno sfaglio di memoria di Jean nel riportare una vicenda raccontatagli si' da suo padre ma accaduta in un'altra parte dell'Italia meridionale durante uno dei viaggi documentati? Confesso che le parole di Eileen m'intrigarono molto. La pregai di mandarmi un po' di materiale su Renoir. E dopo qualche tempo ricevetti due voluminosi pacchi di libri e di ritagli, dovuti alla cortesia di Roberta D'Adda. Per un mese, mi dedicai a un'attenta indagine su Renoir, vita e opere. Fu piu' che altro una full immersion, come in altra occasione avevo fatto per Caravaggio. Mi ero ripromesso che se trovavo una spiegazione possibile, accettabile, ci avrei scritto su un libro. Dalle biografie risulta che Renoir venne in Sicilia una sola volta. Si trovava a Capri con Aline, non ancora sposata, e una lettera del fratello l'avverti' che Wagner era a Palermo e che quella sarebbe stata una buona occasione per fargli un ritratto. Pierre-Auguste era assai meno wagneriano del fratello e si mosse da Capri a malincuore, erano giorni d'intensa passione per Aline. Lasciata la compagna a Napoli, arrivo' a Palermo, ando' a visitare Monreale e il giorno seguente incontro' Wagner all'Hotel des Palmes. Gli fece il ritratto in trentacinque minuti e quindi se ne torno' di corsa dalla sua Aline. Impossibile ipotizzare che avesse voglia di prolungare il viaggio in Sicilia con un soggiorno a Girgenti. Ma un giorno mi capito' di scoprire una maglia larga nella rete.
Nel 1882, per curarsi i postumi di una polmonite, Renoir va ad Algeri. Non sappiamo se Aline sia partita con lui o l'abbia raggiunto in seguito. Il proposito di Renoir e' quello di restarci quindici giorni, invece si trattiene ben sei settimane. Mi sono allora domandato: chi ci dice che il pittore sia sempre rimasto ad Algeri tutto questo tempo? Nell'ultima (si badi bene, ultima) lettera da Algeri a Durand-Ruel, datata 4 aprile, egli fissa il giorno della partenza per il rientro in Francia: il 14 dello stesso mese. Cioe' ben oltre i quindici giorni previsti. Allora feci una supposizione: e se Renoir e Aline da Algeri si fossero imbarcati per Girgenti? Era possibile? Mi documentai. Era possibile. Nel 1882 il transito portuale di Porto Empedocle, distante meno di 6 chilometri da Girgenti, e a quindici ore circa di navigazione da Algeri, era stato di oltre 700 velieri, di cui non meno di 300 da e verso i porti di Algeri e Tunisi. Molti di questi velieri erano anche in grado d'imbarcare qualche passeggero. Quindi era abbastanza plausibile che il pittore e Aline fossero partiti lo stesso giorno 4, fermandosi a Girgenti fino al 14 per ritornarsene poi in Francia.
Ma come mai nell'epistolario di Durand-Ruel non esisteva nessuna lettera da Girgenti con richiesta di denaro? Trovai la risposta. Nella lettera del 4 aprile appena citata, Renoir prega il suo mercante di mandare 2000 franchi al fratello al quale egli li richiedera' non appena ne avra' bisogno. Quindi Renoir, rimasto a Girgenti senza soldi, non scrive a Durand-Ruel, bensi' a suo fratello che sa essere gia' in possesso della somma. Ma dovetti arrestarmi di fronte all'ultimo interrogativo: come mai non e' rimasta una sola testimonianza pittorica del soggiorno girgentano di Renoir? Non seppi trovare una spiegazione. O meglio, spiegazioni me ne vennero tante, ma non ebbi modo di supportarle con un minimo di plausibilita', cosi' come avevo fatto per la data del viaggio e per la mancanza della lettera da Girgenti. Se fino a quel momento la mia ricerca si era concentrata sulle pezze d'appoggio vere e reali per il mio racconto, ora potevo cominciare a lavorare di fantasia.
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