2010: Black Swan di Darren Aronofsky
All’inaugurazione della 67° Mostra veneziana il pubblico si è subito diviso: “dopo la sua proiezione, c’è chi l’ha trovato meraviglia, chi boiata, chi da candidare all’Oscar, chi da dimenticare” (Natalia Aspesi).
Non così la critica che quasi in blocco ha giudicato Il cigno nero negativamente: “A non convincere è un film che fa qualche piroetta di troppo, si sfilaccia in una ricerca forzata di atmosfere -come il rapporto tra Nina e la madre, tanto insistito quanto infondo inesplorato-, e pur risultando efficace all’impatto, finisce per dissolversi in un esercizio che si piace più del necessario” (Film.it), “…il film è fredda, prevedibile arte-vita” (Il Fatto Quotidiano), “Un film presuntuoso e banale… di una prevedibilità sconcertante” (L’Unità), “…la pur brava Natalie Portman non riesce a salvare una storia troppo programmatica e «metaforica»… prevedibile” (Il Corriere della Sera), “…il film che si vorrebbe colto e profondo è ricco di psicologismi superficiali, visioni oniriche d’accatto, ovvietà, errori vistosi” (La Stampa) -(1)-.
Dramma, mélo, thriller, horror mal amalgamati e tutt’altro che originali nell’ultimo film del regista che trionfò a Venezia nel 2008 con The Wrestler e che ha portato quest’anno l’Oscar a Natalie Portman, attrice straordinaria ma qui non aiutata da un personaggio che (tranne gli ultimi dieci minuti) risulta monocorde e statico, senza sfaccettature, senza evoluzione (e il doppiaggio italiano, attribuendole una voce fastidiosamente petulante, peggiora la situazione). Darren Aronofsky realizza un’opera (che la produzione pubblicizza come ispirata -addirittura!- a Kafka e a Dostoevskij) con ingredienti visti mille volte nel cinema hollywoodiano (le rivalità artistiche, la madre iperprotettiva e oppressiva, il regista demiurgo e insensibile, la grande stella che va sostituita per sopraggiunti limiti d’età sostituita dal nascente astro, l’ambizione che sconfina nella follia, il mondo dello spettacolo più croce che delizie nel dietro le quinte…): un’opera che nella prima parte (ripetitiva e inutilmente lunga) rasenta la noia e nella seconda (fortunatamente breve) il ridicolo col suo sprofondare improvvisamente nel più disprezzabile splatter di tanti horror di serie B (ed è questa l’unica sorpresa del film).
L’unica nota positiva de Il cigno nero è che forse per la prima volta molti americani avranno sentito un po’ di Tchaijkovskij
p.s.
Su gli stessi temi, il consiglio è di andare a rivedersi due capolavori come Eva contro Eva e Scarpette rosse.
note
-(1)- Da sottolineare però che non sono mancati giudizi controcorrente: “Secondo alcuni è già diventato il “miglior film”di Aronofsky, e saremmo tentati di unirci al coro… un’ottima apertura di festival per la Mostra di Venezia del 2010” (35MM), “…la grazia e la forza sprigionatesi durante la visione del film non possono esimerci dal ritenere Aronosfky uno dei registi più affascinanti e talentuosi attualmente in circolazione” (Movieplayer), “Il suo Black Swan è un buon film e il modo giusto di iniziare un festival. Una storia intrigante, che non dovrebbe dispiacere al grande pubblico, un cast di sicuro appeal, un autore di talento che ha saputo correggere negli anni pulsioni ombelicali e artifici stilistici” (Cinematografo).
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