Che fatica!
E' la prima cosa che ho pensato quando ho finito di leggerlo.
Che fatica!
Ho adorato Il nome della Rosa e Il pendolo di Foucault, che peraltro ho letto ormai una vita fa, sono convinta che Umberto Eco sia persona di infinita e straordinaria cultura, ma sinceramente sono veramente pochi i suoi libri che non ho trovato ostici.
Il Cimitero di Praga mi aveva attirato per la trama e l'ambientazione, ma aldilà di un'idea di fondo che trovo comunque simpatica e intrigante, l'ho trovato faticosissimo da leggere, in alcuni tratti noioso, esagerato nell'enorme mole di informazioni storiche che un non esperto in materia ha veramente difficoltà a tenere insieme e collegare.
Il protagonista, Simone Simonini, si sveglia una mattina senza sapere chi sia e perchè si trovi nel luogo dove si sveglia, e suggestionato dalle teorie di un "tale" dottor Froide (hihi! non poteva non attirarmi!) decide di scrivere a ruota libera tutto ciò che ricorda nel tentativo di ritrovare se stesso. Si troverà presto a scambiare ricordi in forma di diario con un alter ego di cui non riesce a contestualizzare l'esistenza, fino ad arrivare ad un finale abbastanza scontato e veramente troppo, troppo rimandato.
Tra massoni, satanisti, garibaldini, antisemitismo e pregiudizi di origine ottocentesca sarebbe stato veramente interessante, se più semplice da leggere e seguire.
I primi capitoli mi sono piaciuti tanto, ma da un certo punto in poi, assolta nella mia coscienza dal buon vecchio Pennac, sono stata tentata di abbandonarlo, tanto è vero che da gennaio (inizio) a maggio (fine!) ho letto altri due libri... e generalmente non mi piace leggere più libri in contemporanea.
Comunque l'ho finito.
Mi ha lasciato: l'evidenza che l'antisemitismo è iniziato molto tempo prima del nazismo.
Leggetelo se: solo se avete tanta pazienza, veramente voglia di leggere qualcosa sull'argomento e se siete portati, abituati o avete una vera passione per la storia.