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Il cimitero di Praga - Umberto Eco

Creato il 11 gennaio 2012 da Alboino
Il cimitero di Praga - Umberto Eco 
L’ultimo romanzo di Umberto Eco “Il cimitero di Praga” è l’invenzione della verità, anzi la costruzione di una menzogna creduta vera. Nelle oltre 500 pagine del testo infatti, si mescola realtà storica e invenzione romanzesca, precisione documentaria e piacere dell’affabulazione, iperstrutturazione narrativa e continui “effetti-nebbia”. Per il lettore niente di spaventoso o disagevole nella lettura e nell’interpretazione stessa del testo. Il romanzo è presentato come un feuilleton, un romanzo d’appendice di fine ottocento e narra le vicissitudini del capitano Simone Simonini, una figura abietta che peggio di così è impossibile inventarla. E ad onor del vero è l’unico personaggio di pura invenzione (anche se come dichiara lo stesso Eco effetto di un collage di diverse persone effettivamente vissute e che hanno realmente agito come lo stesso capitano) che regge per l’intera storia tutti i più clamorosi complotti dell’Ottocento. Simonini è allo stesso tempo un gaglioffo, un falsario, un traditore nonché un impotente e ghiottone impenitente. Nipote di un nonno reazionario (ammiratore di Augustin Barruel, uno dei più feroci oppositori dell’illuminismo e della massoneria), gli inculca sin da bambino l’odio per gli ebrei, i massoni, i rivoluzionari e un cupo servilismo opportunista verso il potere al punto che seppur notaio di professione in età adulta non trova meglio da fare che specializzarsi nella produzione di falsi; e dalla falsificazione di atti notarili e testamenti contraffatti alla falsificazione o alla pura invenzione di documenti atti allo spionaggio il passo è breve. Gli inizi sono al servizio del Re di Sardegna con la progettazione e realizzazione della scomparsa in mare di Ippolito Nievo custode delle compromettenti carte dell’impresa garibaldina. Da qui in poi è una escalation in cui Simonini non esita a diventare pluriomicida passando dalle oscure cloache nei bassifondi di Parigi ai riti satanici delle società segrete e religiose dell’ottocento illuminista.
Con una formazione del genere è chiaro che il capitano è una persone che per vivere ha bisogno come il pane dell’odio; egli odia senza freni: gli ebrei che vogliono conquistare il  mondo, i tedeschi che sono il più basso livello di umanità concepibile, i francesi che vivono nell’ignoranza per effetto dell’avarizia, gli italiani: bugiardi, vili e traditori. Non parliamo delle donne schifate all’inverosimile dal nostro che arriva a bramare di ucciderne una durante un rito satanico; disprezza inoltre socialisti e gesuiti, cattolici e protestanti, insomma per farla breve odia in toto il genere umano. Ed è con queste prerogative che si immerge nell’antisemitismo più becero fin dalla persecuzione di Dreyfus in Francia, quella contro cui si schiererà Zola. Poi passa all’azione in prima linea con i comunardi nella Parigi del 1871, dove si mangiano i topi fra le barricate, per trasferirsi al momento opportuno sotto i servizi dello Zar di Russia fino ad essere coinvolto in un attentato dimostrativo che spezzerà per sempre la sua corsa folle di intrighi e tripli giochi in cui gli è capitato anche di fare la conoscenza del detestato cocainomane dottor Froide e di una mistica Suor Teresa, carmelitana di Lisieux. Ma il “capolavoro” di Simonini è il falso di tutti i falsi quei “Protocolli dei Savi di Sion” che benché denunciati come apocrifi, domineranno per decenni la propaganda antisemita al punto di diventare fulcro della propaganda nazista e adottato in seguito dai movimenti islamici e dai leader arabi in odio a Israele. E’ il fulcro del romanzo di Eco, l’irrazionalità della storia moderna mostrata attraverso il meccanismo costruttivo dell’estrema falsificazione di documenti in cui poi si è alimentato l’orrore dello sterminio nel Novecento. Il capolavoro di Simonini sarà la narrazione del falso di tutti i falsi, estratto in parte dai romanzi d’appendice di Dumas, secondo l’interpretazione semiofilologica di Eco. E cioè la cospirazione notturna dei rabbini, il piano per dominare il mondo steso fra le lapidi del cimitero israelitico di Praga che, nel tempo, darà linfa ai già citati Protocolli dei Savi di Sion, la madre di ogni pamphlet antisemita; un testo in cui domina la figura dell’ebreo discriminato e reietto, trasformato nell’essere demoniaco dominatore nella finanza internazionale, sovversivo per natura e vocazione. Diversi critici e molti lettori dubbiosi criticando questo testo hanno espresso il timore che il libro di Eco con il suo tono antisemita e il linguaggio forte e pieno di livore possa generare ambiguità contribuendo all’odio per gli ebrei, proprio quell’odio che lo scrittore vuole invece contrastare. E’ un pericolo inesistente dal momento che la violenza con cui il razzismo esplode nelle pagine non è una violenza d’appoggio alle tesi antisemite, bensì denuncia accompagnata dal ricordo delle sofferenze per le umiliazioni e le torture nei ghetti d’Europa. 
Insomma una vita davvero esemplare quella del capitano Simone Simonini, da santino del male, di falsario e spia internazionale che si muove tra i personaggi più discutibili del secolo; un personaggio che serve ad Eco a convincerci che il rimedio contro il male è la conoscenza, anche quando appare erudizione, e la ragione anche quando appare superbia intellettuale.         

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