IL CINEMA DI DON SIEGEL
A cura di Fabio Zanello
Edizioni Il Foglio
Don Siegel e Clint Eastwood
L’autore racconta, attraverso un’analisi precisa, l’aspetto più maturo e identificativo del cinema di Don Siegel, ovvero l’esposizione priva di retorica della società impazzita. Monolitico nelle sue scelte e nella sua morale, Siegel era invece plastico nell’uso dei generi e aveva sovvertito il poliziesco così come farà anche con la fantascienza (L’Invasione degli ultracorpi) o lo spionistico (Telefon). Artefice di un cinema di anti-eroi mai ruffiani, anzi dolorosi nella loro riluttanza verso l’immedesimazione dello spettatore, denunciava, senza denunciare, le contraddizioni della società americana, capace di catturarne soprattutto per immagini, la devastante rovina.
L’Inferno è per gli eroi, Faccia d’angelo, Squadra speciale, sparate a vista, Charlie Varrick, Telefon, Rivolta al blocco 11, Fuga da Alcatraz, sono alcune delle sue opere maggiori, per non citare Il pistolero o Dirty Harry, che sono impressi nella mente più di mille parole. Il libro a saggi di diversi autori (Francesco Asaro, Aurora Auteri, Alessandro Baratti, Beniamino Biondi, Massimo Causo, Sebastiano Cecere, Federico De Zigno, Fulvio Fulvi, Massimo Gerosa, Gabrielle Lucantonio, Matteo Lolletti, Mario Molinari, Domenico Monetti, Michelangelo Pasini, Michele Raga, Silvana Zancolò, Fabio Zanello e Massimo Zanichelli) racconta il cinema di Siegel senza sensazionalismo ma con pacato rispetto, quello che sarebbe piaciuto a un regista che aveva fatto del codice d’onore tra gli uomini un pilastro della sua poetica.
Gianluigi Perrone