Il programma proposto è quasi sterminato e, come scrivono gli organizzatori, si tratta di «una fantastica macchina del tempo e dello spazio» che fa riscoprire capolavori più e meno recenti, nell’ottica di condurre una ricerca filologica i cui risultati siano accessibili al pubblico.
Dai migliori restauri, in digitale e pellicola, effettuati nell’ultimo anno da istituzioni pubbliche e private, ai nove film muti di Hitchcock, il cui restauro è stato uno dei progetti più importanti dal BFI National Archive, proposti per la prima volta tutti assieme in 35mm; dalle retrospettive su Allan Dwan e Vittorio De Sica, al Progetto Chaplin, dagli straordinari film-saggi di Chris Marker a una sezione sulle frontiere del nuovo cinema indipendente. Insomma, l’offerta è finanche sovrabbondante, e basta dare un’occhiata al programma ufficiale per capire che non ci sarà da annoiarsi, anzi.
Il messaggio che emerge è chiaro: il cinema va liberato da confini e partizioni, e il gusto del pubblico, anche quello meno smaliziato, va gratificato e, nel caso, guidato. E quale migliore occasione di una grande festa, per cinefili ma anche semplici appassionati?
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