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Il cittadino e il contadino

Creato il 29 luglio 2011 da 19stefano55

Il contatore segnala 234 post e non siamo ancora ad 1 anno (mancano pochi giorni) e avendo scritto spesso di agricoltura sociale, di agricoltura civica, agrinidi, mangiare sano, km zero, prodotti locali ecc.. mi fermo un attimo o magari faccio un passo indietro (non ho preso tangenti però! anche se andrò agli inferi comunque!).

Ero ad un seminario sulla Responsabilità Sociale d’Impresa, presenti assessori, dirigenti, universitari, camere di commercio, bla..bla. Finita la relazione del prof. economista di turno e altri comprimari , la parola è passata al pubblico (addetti ai lavori). Di solito sono il primo ad intervenire, ma solo perchè è più facile e ti ascoltano di più.

Ho illustrato questa nuova tipologia di agricoltura e i legami con il cittadino. Finito il seminario, il prof. di economia mi ha fermato (pensavo volesse farmi i complimenti….prof-therapy!) e mi ha detto: “Sono figlio di agricoltori ma invece di occuparvi del sociale che non interessa a nessuno, perchè non dite a quei poveri diavoli perchè le pesche non si vendono?”.

Il prof è della provincia di Rimini e quelle zone erano e forse lo sono ricche di frutticoltura. Ricordo che l’allora squadra del Cesena (anni 70) aveva come Presidente un certo Manuzzi , produttore di frutta, ora dedito solo a quella secca (meno rischi).

Ho parlato di multifunzionalità, di vendita diretta , di nuove generazioni ma lui voleva sapere perchè non si vendono.

Il contadino prima produceva con le tecniche che erano trasmesse di padre in figlio e con qualche innovazione, indotta dagli agronomi e meno dai tecnici delle ditte. La vendita non gli apparteneva, consegnava il prodotto a Consorzi e Cooperative.

Questi e quelle non hanno mai arricchito il contadino e molte son fallite. Ora le pesche del contadino di Rimini chi le mangia? Magari ha pochi ettari e se le consegna gli daranno magri compensi. Allora vendita diretta, ma come faccio a sapere che il tale vende , dove, quando e a che prezzo? Allora mercatini nei paesi e qui la vedo meglio, ma qualche agricoltore c’è sempre andato al mercato per 4 clienti che hanno voglia di mangiare bene e spendere e hanno tempo.

Ora il sistema lavorativo fa sì che la maggior parte di chi lavora ci va il venerdi sera o il sabato mattina a fare la spesa, adesso anche la domenica per svago! e dove va, al supermercato dove compra la frutta guardando il prezzo. Frutta spagnola, esotica, dell’Emilia, ma il prezzo?

Solo un alleanza organizzativa fra chi produce e chi mangia e ora ci aggiungo e chi ha problemi sociali (compresi quelli di salute e solitudine) può determinare un prezzo sostenibile.

Non è pensabile che il mangiare diventi come lo scegliere un vestito, griffato e per una nicchia di benestanti. Mangiare fresco costa troppo? mangio prodotti conservati, provenienti da paesi senza grandi controlli, con scarti. Vorrei mangiare una mela. Del contadino che abita a 500 metri. Quant’è buon uomo? 2€ al kg? e mi vengono in mente le offerte Conad, EsseLunga, SMA a 0,99€ e….ah!

Agricoltura civica, un territorio che si vuol bene.

Il cittadino e il contadino


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