Il classico del giovedì – Sconto del 30% – Il momento di decidere di Anna Martin

Creato il 17 settembre 2014 da Dreamspinneritalia @DreamspinnerIT

Per l’appuntamento con il classico del giovedì, oggi compie due anni Il momento di decidere di Anna Martin. Ve lo proponiamo con il 30% di sconto per tutto giovedì 18 settembre. Cliccate sulla copertina per acquistarlo!

Il libro, primo della serie, è seguito da Ti appartengo e dall’inedito (per ora) in Italia To Say I Love You.

Il prossimo libro che pubblicheremo di Anna (tra qualche mese)  sarà “Tatuaggi e tazze da tè”, con un protagonista scozzese che vive in USA. Dato che oggi è un giorno importante per la Scozia, in un modo o nell’altro, vi regaliamo questo piccolo assaggio:

FUI persuaso, contro ogni buon senso, a rimanere a La Nave più a lungo di quanto avessi inizialmente previsto. Oltrepassata la soglia limite prima della quale avrei potuto ragionevolmente guidare fino a casa, fu facile trattenermi lì, in bilico su uno sgabello, a discutere i rischi del “football” americano.

“Prendi il rugby,” dissi, mentre sbattevo con enfasi la mano sul bancone. “Quello è uno sport per uomini veri. Non si mettono addosso quell’imbottitura da pappamolle che indossate voi yankee.”

“Viene fuori il tuo accento, quando sei ubriaco, lo sai?” osservò Adam.

“Aye,” concordai. “Hai ragione.”

“Aye,” ripeté lui, facendomi il verso.

Sentii una mano picchiettarmi leggera sulla spalla e mi voltai di scatto, troppo in fretta; il mondo svanì letteralmente davanti ai miei occhi. Quando mi ripresi, focalizzai lo sguardo su un ragazzo biondo.

“Sì?” gli chiesi con uno sguardo interrogativo, cercando di attenuare il tono aggressivo causato dall’accento scozzese.

“Mi scusi,” mi disse, con un leggero sorriso sul volto. “Per un attimo ho pensato che fosse Gerard Butler.”

“Butler!” urlai. “Il maledetto Gerard, stramaledetto Butler è la spina nel fianco della mia dannatissima vita!” Gesticolavo animatamente per cui versai un po’ di birra dal boccale. Me ne accorsi quando il liquido ambrato filtrò dalla camicia e mi bagnò la pelle. “E poi è più vecchio di me di quasi dieci anni!”

“Lo scusi,” farfugliò Adam, chino su di me. “Diventa un attaccabrighe quando è ubriaco.”

“Me ne sono accorto,” rispose il ragazzo. Saltò sullo sgabello accanto al mio e fece un cenno al barista. “Hai un nome?”

“Il mio nome,” dissi, ergendomi (da seduto) in tutta la mia altezza: “È Robert Andrew McKinnon. Secondo. E tu chi cazzo sei?”

“Chris. Christopher Jacob Ford. L’unico. Mi piace il tuo accento.”

Adam iniziò a ridacchiare, e io finii la presentazione stringendo la mano del ragazzo. Una mano vividamente tatuata di colori brillanti.

“Ah, a tutti piace il mio accento, maledizione,” sospirai, guardando la birra.

“Dice un sacco di volte ‘maledizione’ quando è ubriaco,” spiegò gentilmente Adam. “Ehi, sei gay? Robert sì, ed è da un’eternità che non scopa.”

“Adam!” esclamai. Lo colpii sulle spalle e lo feci cadere dallo sgabello.

Non mi scusai – se l’era meritato – ma offrii un altro giro di bevute mentre lui se ne andava al gabinetto. Al cesso, maledizione.

“Allora,” mi rivolsi a Christopher Jacob Ford, imbaldanzito dalla mia dimostrazione di forza bruta e mascolina: “Sei gay?”

L’uomo mi sorrise in un modo che avrei potuto interpretare come un “sì.” Perlomeno, un tempo, l’avrei inteso in quel modo.

“Se lo vuoi sapere,” disse, passandomi un biglietto da visita bianco attraverso il bancone: “Chiamami.”

Presi il biglietto e mi misi a leggerlo. C’erano dieci numeri e le lettere C.J.F (1)scritte in una calligrafia nitida. Lo riposi nel portafoglio con l’intenzione di riprenderlo più tardi.

Tatuaggi e tazze da tè, di Anna Martin.

Riproduzione riservata.

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