Il club dei ricordi perduti di Ann Hood

Creato il 24 ottobre 2012 da Nasreen @SognandoLeggend

Ann Hood è nata a Rhode Island ed è cresciuta ascoltando i racconti del padre, ufficiale della Marina, sui suoi oltre vent’anni passati in giro per il mondo. Queste storie l’hanno sempre affascinata, spingendola a diventare assistente di volo. Dopo essersi trasferita a New York, ha conseguito una specializzazione in Letteratura americana e ha cominciato a collaborare con importanti quotidiani e settimanali, come The Washington Post, Glamour e Paris Review.

Sito:http://annhood.us/

TitoloIl Club dei ricordi perduti
Autore: Ann Hood (Traduttore: F. Frulla)
Serie: //
Edito da: tre60
Prezzo: 9,90 € 
Genere:  Letteratura staraniera
Pagine: 345 p. 
Voto
    

Trama: Senza nessuno cui dedicarle, le parole sono vuote e inutili. Come vuota e inutile è ormai la vita di Mary Baxter, una brillante giornalista che ha visto il filo della sua esistenza spezzarsi un maledetto giorno di primavera. Tuttavia, con un matrimonio sull’orlo del fallimento e un lavoro che ha perso ogni significato, Mary sorprende per prima se stessa quando decide di seguire l’unico consiglio che le ha dato la madre per superare il dolore: iscriversi a un corso di lavoro a maglia. Scettica ma allo stesso tempo incuriosita, Mary inizia a frequentare la merceria di Alice – una premurosa e saggia vecchietta – dove cinque donne si ritrovano ogni mercoledì sera per creare sciarpe, maglioni, cappellini e calzini. Così, col passare delle settimane, si instaura un profondo rapporto di intimità e amicizia tra Mary e le componenti del «club», che durante le sedute le raccontano il proprio passato. Come Scarlet, che ha deciso di aprire una panetteria dopo aver perso l’amore; o Beth, madre di quattro figli, che si porta dietro un grande rimpianto; e poi Lulu, Ellen, Harriet, ognuna con la sua storia e i suoi segreti, le gioie e le delusioni, i successi e i fallimenti… E saranno proprio quelle donne e la serenità trasmessa dal lavoro a maglia ad aiutare Mary a capire che è sempre possibile uscire dal guscio in cui ci rinchiudiamo, per aprirci di nuovo alla vita e all’amore.

Recensione
di Annad78 

Lasciatemi dire che questo è uno di quei romanzi che già dalle prime pagine vi faranno venire gli occhi lucidi e un gran nodo in gola.

“Figlia mia, è da molto tempo che voglio raccontarti una storia. Ma non è come quelle che ti piaceva ascoltare…. Non è nemmeno divertente. È soltanto vera, ed è la mia storia. Eppure non riesco a trovare le parole per raccontartela, allora prendo i ferri e lavoro a maglia. Ogni punto è una lettera, e in ogni giro scrivo: “Ti voglio bene”. Scrivo sempre la stessa frase in ogni mio lavoro. Poi, come una preghiera o un augurio, la rivolgo a te. Con la speranza, cara figlia mia, che la storia che sto componendo riesca ad arrivarti, insieme con tutto il mio amore.”

Questo libro è  una sorta di racconto autobiografico in quanto la Hood ha perso la figlia Grace, di 5 anni, a causa di una virulenta forma di streptococco. In quei momenti le cose che riusciva a fare meglio come lo scrivere, non le erano più di conforto. Così seguendo il consiglio di alcuni amici imparò a lavorare a maglia.

È un libro che si può leggere con due diverse chiavi di lettura: se sei madre o se non lo sei, e credetemi, se siete madri come me non potrete far altro che commuovervi per questo racconto.

La protagonista è Mary Baxter, brillante giornalista che non vive più dopo la morte della figlioletta Stella di appena cinque anni avvenuta  a causa di una meningite batterica. Mary non vive: esiste e c’è una bella differenza.

La perdita di un figlio è un momento devastante per un genitore, il tuo cuore si spezza e niente potrà più dargli gioia, perché un genitore non deve sopravvivere ai propri figli, casomai è il contrario, sono i figli a dover dire addio ai genitori.

Mary cerca di superare la perdita insieme al marito David, ma è la madre che la fa emergere dal torpore in cui si è barricata, dandole il più strano dei consigli che si possa ricevere in questi circostanze: iscriversi ad un corso per imparare a  lavorare a maglia.

Quando accetta il consiglio, Mary si reca al negozio di Alice e qui fa la conoscenza di Scarlet, Beth, Lulu, Ellen e Harriet, donne fra loro diverse e con storie e segreti alle spalle.

Ad ognuna di esse  è dedicato un capitolo per raccontare le loro storie, ed ogni capitolo inizia con delle istruzioni per eseguire i punti a maglia.

Durante le sedute del club a turno raccontano la loro storia, dove emerge come ognuna abbia subito una perdita ed il Club della maglia di Alice le abbia salvate dalla solitudine e dalla tristezza: ha salvato le loro vite.

Il lavoro a maglia è diventata l’ancora di salvezza di Mary; non solo ha lenito il suo dolore e le sue ferite, ma le ha permesso di crescere e conoscere veramente tutte le donne che seguono abitualmente corsi di maglia. Il ticchettio dei  ferri e la calda sensazione della lana fra le mani hanno dato vita a un’atmosfera che col tempo l’ha guarita.

Con il passare del tempo scopre nel Club della maglia una famiglia, perché sono persone che possono capirla e aiutarla a superare la sua solitudine, trasformando il ricordo della figlia in qualcosa di non più doloroso.

Anche sua madre, che per lei è stata una figura assente fin dalla tenera età, le sarà di grande aiuto per ritrovare la felicità e cercare di far di nuovo funzionare il rapporto con il marito.

Ma per far questo, Mary capisce che ha bisogno di raccontare la sua storia; e quale modo migliore, se non mentre si trova circondata da donne (e uomini) che lavorano a maglia e di cui sente di potersi fidare? Come un fiume in piena racconta della morte di Stella, dei suoi ricordi della figlia quando era ancora in vita e del vuoto incolmabile lasciato con la sua morte, l’abbandono del marito e tutto il “dopo”.

Un romanzo toccante che consiglio vivamente di leggere, una lettura che ti scalda il cuore e ti fa venire voglia di incominciare ad “avviare ” le maglie per un diritto!

Presto del libro verrà fatto un film, ed io non vedo l’ora di vederlo!


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