Ann Hood è nata a Rhode Island ed è cresciuta ascoltando i racconti del padre, ufficiale della Marina, sui suoi oltre vent’anni passati in giro per il mondo. Queste storie l’hanno sempre affascinata, spingendola a diventare assistente di volo. Dopo essersi trasferita a New York, ha conseguito una specializzazione in Letteratura americana e ha cominciato a collaborare con importanti quotidiani e settimanali, come The Washington Post, Glamour e Paris Review.
Sito:http://annhood.us/
Autore: Ann Hood (Traduttore: F. Frulla)
Serie: //
Edito da: tre60
Prezzo: 9,90 €
Genere: Letteratura staraniera
Pagine: 345 p.
Voto:
Trama: Senza nessuno cui dedicarle, le parole sono vuote e inutili. Come vuota e inutile è ormai la vita di Mary Baxter, una brillante giornalista che ha visto il filo della sua esistenza spezzarsi un maledetto giorno di primavera. Tuttavia, con un matrimonio sull’orlo del fallimento e un lavoro che ha perso ogni significato, Mary sorprende per prima se stessa quando decide di seguire l’unico consiglio che le ha dato la madre per superare il dolore: iscriversi a un corso di lavoro a maglia. Scettica ma allo stesso tempo incuriosita, Mary inizia a frequentare la merceria di Alice – una premurosa e saggia vecchietta – dove cinque donne si ritrovano ogni mercoledì sera per creare sciarpe, maglioni, cappellini e calzini. Così, col passare delle settimane, si instaura un profondo rapporto di intimità e amicizia tra Mary e le componenti del «club», che durante le sedute le raccontano il proprio passato. Come Scarlet, che ha deciso di aprire una panetteria dopo aver perso l’amore; o Beth, madre di quattro figli, che si porta dietro un grande rimpianto; e poi Lulu, Ellen, Harriet, ognuna con la sua storia e i suoi segreti, le gioie e le delusioni, i successi e i fallimenti… E saranno proprio quelle donne e la serenità trasmessa dal lavoro a maglia ad aiutare Mary a capire che è sempre possibile uscire dal guscio in cui ci rinchiudiamo, per aprirci di nuovo alla vita e all’amore.
Recensione
di Annad78
Lasciatemi dire che questo è uno di quei romanzi che già dalle prime pagine vi faranno venire gli occhi lucidi e un gran nodo in gola.
“Figlia mia, è da molto tempo che voglio raccontarti una storia. Ma non è come quelle che ti piaceva ascoltare…. Non è nemmeno divertente. È soltanto vera, ed è la mia storia. Eppure non riesco a trovare le parole per raccontartela, allora prendo i ferri e lavoro a maglia. Ogni punto è una lettera, e in ogni giro scrivo: “Ti voglio bene”. Scrivo sempre la stessa frase in ogni mio lavoro. Poi, come una preghiera o un augurio, la rivolgo a te. Con la speranza, cara figlia mia, che la storia che sto componendo riesca ad arrivarti, insieme con tutto il mio amore.”
È un libro che si può leggere con due diverse chiavi di lettura: se sei madre o se non lo sei, e credetemi, se siete madri come me non potrete far altro che commuovervi per questo racconto.
La protagonista è Mary Baxter, brillante giornalista che non vive più dopo la morte della figlioletta Stella di appena cinque anni avvenuta a causa di una meningite batterica. Mary non vive: esiste e c’è una bella differenza.
La perdita di un figlio è un momento devastante per un genitore, il tuo cuore si spezza e niente potrà più dargli gioia, perché un genitore non deve sopravvivere ai propri figli, casomai è il contrario, sono i figli a dover dire addio ai genitori.
Mary cerca di superare la perdita insieme al marito David, ma è la madre che la fa emergere dal torpore in cui si è barricata, dandole il più strano dei consigli che si possa ricevere in questi circostanze: iscriversi ad un corso per imparare a lavorare a maglia.
Quando accetta il consiglio, Mary si reca al negozio di Alice e qui fa la conoscenza di Scarlet, Beth, Lulu, Ellen e Harriet, donne fra loro diverse e con storie e segreti alle spalle.
Ad ognuna di esse è dedicato un capitolo per raccontare le loro storie, ed ogni capitolo inizia con delle istruzioni per eseguire i punti a maglia.
Durante le sedute del club a turno raccontano la loro storia, dove emerge come ognuna abbia subito una perdita ed il Club della maglia di Alice le abbia salvate dalla solitudine e dalla tristezza: ha salvato le loro vite.
Il lavoro a maglia è diventata l’ancora di salvezza di Mary; non solo ha lenito il suo dolore e le sue ferite, ma le ha permesso di crescere e conoscere veramente tutte le donne che seguono abitualmente corsi di maglia. Il ticchettio dei ferri e la calda sensazione della lana fra le mani hanno dato vita a un’atmosfera che col tempo l’ha guarita.
Con il passare del tempo scopre nel Club della maglia una famiglia, perché sono persone che possono capirla e aiutarla a superare la sua solitudine, trasformando il ricordo della figlia in qualcosa di non più doloroso.
Ma per far questo, Mary capisce che ha bisogno di raccontare la sua storia; e quale modo migliore, se non mentre si trova circondata da donne (e uomini) che lavorano a maglia e di cui sente di potersi fidare? Come un fiume in piena racconta della morte di Stella, dei suoi ricordi della figlia quando era ancora in vita e del vuoto incolmabile lasciato con la sua morte, l’abbandono del marito e tutto il “dopo”.
Un romanzo toccante che consiglio vivamente di leggere, una lettura che ti scalda il cuore e ti fa venire voglia di incominciare ad “avviare ” le maglie per un diritto!
Presto del libro verrà fatto un film, ed io non vedo l’ora di vederlo!