La cometa 67P è un corpo molto scuro che riflette pochissima luce. Ai nostri occhi apparirebbe grigia ed uniforme.
A dicembre 2014 era stata rilasciata la prima immagine a colori "reali", ottenuta da OSIRIS tramite tre filtri utilizzati per comporre i canali RGB.
Ma la fotocamera a bordo di Rosetta è un sistema di imaging scientifico complesso, composto da una wide-angle ( WAC) ottimizzata per la mappatura del gas e delle polveri e da una narrow-angle ( NAC) destinata alla mappatura del nucleo della cometa. Dispone di una vasta gamma di filtri specializzati in grado di percepire piccole differenze di riflettività a diverse lunghezze d'onda. A loro volta, queste variazioni possono rivelare indizi sulla composizione locale della superficie della cometa.
Sall'alto, filtri Narrow e Wide Angle camera Fonte:
http://pdssbn.astro.umd.edu/holdings/ro-a-osiwac-3-ast1-steinsflyby-v1.4/document/osiris_ssr/osiris_ssr.pdf
La nuova immagine a colori, mostrata in apertura, è focalizzata sulla regione Hapi, sul collo della cometa 67P, che fin dall'inizio si è dimostrata particolarmente attiva.
E' stata ripresa il 21 agosto 2014, quando Rosetta si trovava a circa 70 chilometri dalla cometa.
La foto è composta da tre frame ripresi rispettivamente con tre filtri a banda larga centrati sui 989, 700, e 480 nanometri che corrispondono ad un infrarosso, un rosso (al limite del visibile) e ad un blu ma che, in questa composizione, sono stati combinati insieme come rosso, verde e blu per ottenere l'immagine a colori. I tre scatti, per quanto ravvicinati tra loro (tuttavia, l'orario di ripresa non è noto), mostrano comunque delle variazioni nella geometria del nucleo e nelle ombre dovuta al movimento di Rosetta e di 67P lungo le loro rispettive orbite ed alla rotazione stessa della cometa. Allineare i tre colori, perciò, non è così semplice ed a volte il risultato potrebbe non essere perfetto. Scomponendo l'immagine originale nei tre canali R, G e B, infatti, si nota qualche piccola imprecisione che si traduce in leggere "sbavature" di colore che, ovviamente, non sono reali.
Noi abbiamo sfruttato questo leggero disallineamento, amplificandolo, per ottenere un anaglifo (che sicuramente non ha un'eccellente profondità ma è percepibile): prendete gli occhialini 3D!
OSIRIS (Rosetta) - 67P 21 August 2014 anaglyph (three bands at 989, 700, and 480 nm)
Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA processing 2di7 & titanio44
Quello che comunque è chiaro da questo scatto è che la regione Hapi riflette meno luce rossa rispetto al resto della superficie e tende, invece, al blu, una colorazione che potrebbe indicare la presenza di acqua congelata proprio sotto lo strato polveroso superficiale.
In generale, le differenze cromatiche sono piuttosto lievi: in alcune zone potrebbe esserci del ghiaccio, in altre depositi locali di polvere dovuti all'attività cometaria in aumento.
Nella composizione qui sotto, abbiamo scomposto l'immagine originale, assemblandola di nuovo, cercando di ottenere l'allineamento migliore; abbiamo enfatizzato le differenze cromatiche e l'abbiamo ruotata in modo di facilitarne la lettura. Con il nucleo "in piedi", il collo acquista un aspetto davvero intrigante: sembra rivestito da colature glassate solidificate!
OSIRIS (Rosetta) - 67P 21 August 2014 (three bands at 989, 700, and 480 nm)
Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA processing 2di7 & titanio44
In ogni caso, se OSIRIS sospetta la presenza di ghiaccio d'acqua, altri strumenti a bordo della sonda saranno in grado di confermarla, come lo spettrometro VIRTIS. Bisogna tener presente, però, che la riflettività di Hapi è anche strettamente legata alla morfologia della regione, molto liscia rispetto al terreno accidentato circostante. Hapi potrebbe, inoltre, subire grandi variazioni nei prossimi mesi:
"Durante il perielio, quando 67P si riscalderà sensibilmente, Hapi sarà nascosta nella notte polare settentrionale. Da marzo 2016, Hapi riceverà di nuovo il calore del Sole", spiega Sonia Fornasier del team di OSIRIS presso il Paris Observatory.
"A quella distanza dal Sole, Hapi sarà di nuovo molto fredda per cui potrebbe essere una regione che è riuscita a mantenere ghiacci superficiali durante le orbite passate intorno al Sole e quindi abbastanza 'combustibile' per creare i 'fuochi di artificio' che abbiamo visto in questi mesi".
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