Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 1986
Durata: 119'
La trama (con parole mie): Eddie Felson "Lo svelto", ex grande giocatore di biliardo, venditore di whisky per professione ed affarista per vocazione, incrocia per caso la strada del giovanissimo ed arrembante Vincent Lauria, fenomenale con la stecca e dal carattere esplosivo. Stimolato dal ragazzo, si offre di addestrarlo nella sottile arte della vittoria intesa come incasso portando dalla sua parte anche la più sveglia Carmen, ragazza di Vince.Nell'ottica di partecipare ad un torneo importante ad Atlantic City, l'insolito terzetto si imbarca in un viaggio on the road di sei settimane che dovrebbe formare Vincent in modo da prepararlo nel migliore dei modi alla grande occasione: il tempo di oliare i meccanismi e lasciarsi alle spalle le prime scaramucce, ed ecco che la vecchia passione di Eddie torna a galla rompendo l'incantesimo.Quando, proprio al torneo, i due si troveranno sul tavolo verde da avversari, i nodi verranno al pettine.E a quel punto, chi sarà il vincitore? Quello sul campo o quello con i soldi?
Scrivo questo post nel nome dei vecchi tempi, e nel giorno del funerale del mio amico Emiliano.Ed è tutto per lui, il ricordo.
So benissimo che Scorsese, nel corso della sua lunga e strepitosa carriera, è riuscito a fare molto di più di questo piccolo film forse più vicino ai tempi di Alice non abita più qui che non a quelli di Toro scatenato, e che lo stesso è stato frutto più della passione, che non dell'esigenza di portare sullo schermo qualcosa che segnasse per sempre la settima arte.Eppure, se dovessi parlare con il cuore, Il colore dei soldi sarebbe una delle prime scelte, per quanto riguarda la filmografia del vecchio Marty.In qualche modo, il ritorno sullo schermo di Eddie Felson - già protagonista del Classico di Robert Rossen Lo spaccone, film enorme che prima o poi mi deciderò a riproporre qui al Saloon - affiancato all'esplosivo figlio degli anni ottanta Vincent Lauria - interpretato da uno dei migliori Tom Cruise di tutti i tempi, clamoroso nella sequenza ritmata dalle note di Werewolves of London di Warren Zevon - rappresenta per il sottoscritto una delle più grandi dichiarazioni d'amore al Cinema dell'autore di The Wolf of Wall Street, una piccola scheggia impazzita fumosa e di provincia, una pellicola da losers, da margini della società, eppure a suo modo guidata dal sacro fuoco di chi ha voglia davvero di raccontare una storia, e riesce con il suo fervore nel miracolo di far appassionare anche un non conoscitore dell'argomento trattato - in questo caso, ed in una certa misura, il biliardo -.Ad ogni modo, Il colore dei soldi rappresenta più di tutto un ritorno a casa, per il sottoscritto: un ritorno alla camera che dividevo con mio fratello, e che ci contendevamo a colpi di titoli fatti girare allo sfinimento con il videoregistratore, un ritorno a quel giorno in cui, per caso, nel negozio di cd usati che ancora oggi non so come sopravvive tra casa dei miei ed il parchetto in cui ho passato l'infanzia trovai il dvd, già fuori catalogo da un pezzo, e lo presi al volo, conscio di avere messo le mani su un tesoro, un rifugio, un luogo in cui fuggire nei momenti più bui.Rappresenta Paul Newman, probabilmente l'attore più figo che Hollywood potrà mai produrre, l'uomo tutto d'un pezzo senza il bisogno di essere l'uomo tutto d'un pezzo, "il migliore", quello che "è tornato", "lo svelto".Rappresenta i primi momenti di condivisione con mio fratello di una passione che ancora oggi ci lega, e che ho deciso di celebrare con una nuova visione a, credo, più di dieci anni dall'ultima, in barba alla colonna sonora strepitosa, al montaggio eccezionale di Thelma Shoonmaker - che per il sottoscritto resta la numero uno di sempre -, al cast in forma strepitosa, all'atmosfera, a questo stesso post: ho voluto recuperarlo come un'ancora di salvezza che mi portasse indietro ad un tempo in cui tutto era senza dubbio meno intenso, ma più semplice.Ho voluto recuperarlo perchè oggi, salutando il nostro amico, ho visto mio fratello minore diventare un uomo e sono stato orgoglioso come un padre, e mentre con un sorriso mi godevo il grande Paul insegnare chi vince e chi perde a Tom e non vedevo già l'ora di poterlo condividere con il Fordino ripensavo a quando, sceso dal palco dopo aver parlato con una forza che non avrei immaginato, mio fratello si è fatto fragile ed io ero lì ad abbracciarlo, per quello che è stato uno dei momenti più importanti della nostra vita insieme.Allargare le spalle e fare buon viso a cattivo gioco è fondamentale, se non si vuole rimanere schiacciati, e a volte è molto meglio portare dentro l'innocenza naif e l'arroganza di Vince, che non la scorza dura e le cicatrici di Eddie: a volte si vince perdendo, ed altre si perde vincendo.Ma in fin dei conti, fanculo.Quello che conta è che, a prescindere dalle recensioni, dai pareri critici e qualsiasi altra cosa, io amo questo film.Lo amo per come è stato realizzato, per quello che rappresenta per me, per i ricordi e per quello che, forse, mi riserverà in un futuro.Perchè il ritorno di Eddie Felson è anche il mio.Ad ogni colpo che fa finire con il culo per terra, una rinnovata passione.Perchè se non si vincerà questa volta, si vincerà la prossima.
E se non la prossima, quella ancora dopo. Perchè si ritorna, sempre.Fino a quando le energie, la voglia e la passione ce lo imporranno.E onestamente, al momento non vedo una fine per le mie.
MrFord
"Well, I saw Lon Chaney walking with the Queen
doing the werewolves of London
I saw Lon Chaney, Jr. walking with the Queen
doing the werewolves of London
I saw a werewolf drinking a pina colada at Trader Vic's
his hair was perfect
werewolves of London again
draw blood."Warren Zevon - "Werewolves of London" -
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