Violentata dall'uomo che credeva essere suo padre, privata dei due figli, sposata a un uomo che odia, Celie, una giovane donna di colore, viene separata anche dall'amata sorella Nettie, che finirà missionaria in Africa. Per trent'anni Nettie scriverà a Celie lettere che questa non riceverà mai, mentre Celie, oppressa dalla vergogna della sua condizione, riesce a scrivere solo a Dio. Sarà l'amante del marito, una affascinante cantante di blues, a cambiare il colore della sua vita, insegnandole a ridere, giocare, amare.
La Recensione
Nella Georgia a cavallo tra le due grandi guerre, Celie è povera, di colore e donna: tre caratteristiche che, insieme, la annullano agli occhi della società. Violentata dal padre, due volte madre di figli nati dall'incesto che per di più le sono stati strappati, Celie viene ceduta in moglie ancora ragazzina a un uomo già maturo, senza che la sua situazione cambi minimamente: dopo averla sposata, Albert ne fa sfogo delle sue voglie, matrigna dei suoi figli di primo letto, schiava al lavoro nella sua casa e nei suoi campi.
L'insicurezza e la docilità di Celie si specchiano in figure di donna a lei molto dissimili: Shug Avery, ex-amante per cui Albert ha gettato via la giovinezza e la reputazione, e Sofia, la moglie scelta dal figliastro Harpo. La prima è una cantante blues di pessima reputazione, indipendente e volitiva, ammirata e ricercata nonostante il colore della sua pelle; Shug, lungi dall'acuire le sofferenze domestiche di Celie, diviene sua confidente, protettrice, amica e infine amante. Se Shug si è ritagliata il suo posto nel mondo con il fascino e il canto, Sofia l'ha fatto con la forza: la sua gagliardia e la sua robustezza ne hanno fatto una donna impossibile da sopraffare con la violenza. Shug e Sofia sovvertono, o piuttosto piegano ai loro scopi, gli schemi patriarcali che invece frustrano le altre donne del romanzo.
Il colore viola è un romanzo epistolare di lettere indirizzate a un Dio creato dai bianchi e indifferente alla sofferenza della gente di colore e soprattutto delle donne, un continuo monologo le cui domande - il perché della sofferenza, del razzismo, della violenza, della solitudine - s'infrangono ogni volta contro un muro di silenzio. Quando Celie realizzerà che non esiste un'entità suprema cui rivolgere la propria richiesta di senso, o che almeno quell'entità suprema non è interessata a darle delle risposte, indirizzerà le proprie confessioni - ugualmente inascoltate - alla sorella Nettie, scomparsa da tempo.
Se Il colore viola è un documento umano validissimo, certificato dalla discendenza della stessa Walker da mezzadri neri e dalle persecuzioni subite dal Ku Klux Klan, certamente non si può dire - a mio parere - che sia una pregevole opera letteraria, nonostante la vittoria al Premio Pulitzer del 1983 e al National Book Award for Fiction dello stesso anno. Lo stile è semplice, quasi infantile - e riflette d'altronde la rusticità della protagonista, pressoché analfabeta - e le vicende narrate, pur trattando argomenti complessi quali la pedofilia, l'incesto, la violenza domestica e il razzismo, non risultano più di tanto approfondite. Celie, dopo pagine e pagine di sottomissione cieca alla volontà altrui - non solo maschile -, si apre fin troppo velocemente all'accettazione di sé, all'indipendenza, alla rabbia, persino alla piena manifestazione del suo desiderio fisico verso una donna (non è chiaro se dovuto a una reale omosessualità o se scaturito dal sentirsi per la prima volta desiderata da qualcuno), scivolando verso un epilogo fin troppo felice e scontato.
Dal romanzo è stato tratto un notissimo film del 1985 diretto da Steven Spielberg.
Giudizio:+3stelle+ (e mezzo)
Articolo di Sakura87
Dettagli del libro
- Titolo: Il colore viola
- Titolo originale: The color purple
- Autore: Alice Walker
- Traduttore: Caramella M.
- Editore: Sperling & Kupfer
- Data di Pubblicazione: 2008
- Collana: Frassinelli Paperback
- ISBN-13: 9788860614346
- Pagine: 303
- Formato - Prezzo: Brossura - 9.50 Euro