Il comandante e la cicogna mette in scena l'Italia della crisi, o la crisi dell'Italia? La questione sembra puramente filosofica, ma darle una risposta conduce a conclusioni opposte. Silvio Soldini rappresenta senza ombra di dubbio la crisi dell'Italia, collocandola in un contesto di depressione economica che non aiuta i personaggi a fare scelte moralmente edificanti. Eppure c'è stato un tempo - guardacaso il Risorgimento - in cui uomini come Garibaldi, Verdi, Leopardi (non risorgimentale, ma poeta, il che è più importante) inseguivano degli ideali come libertà, giustizia, bellezza. L'ultima eredità rimasta di quei tempi paiono essere le statue che ornano le nostre piazze.
Proprio da qui si dipana la trama sceneggiata da Soldini insieme a Doriana Leondeff e Marco Pettenello: cosa penserebbero gli eroi della nostra mitologia nazionale se potessero vedere cosa ne è stato dell'Italia tanto fortemente voluta unita e libera da invasori stranieri? La statua di Garibaldi sbuffa amare riflessioni, non è più tanto sicura che sia valsa la pena di combattere gli austriaci, che - forse - avrebbero saputo gestire il Paese con maggior rispetto di quanto non facciamo noi. La trama principale segue la storia della famiglia di Leo Buonvento, idraulico rimasto vedovo con due figli adolescenti che tutte le notti conversa con il fantasma della moglie. La sua vicenda si intreccia con le disavventure di Diana, giovane artista bohemienne. I due si incontrano nello studio di un losco avvocato dall'evocativo nome di Malaffano, dedito ad assistere trafficoni e truffatori in spregiudicate operazioni immobiliari. Elia, il figlio di Leo, stringe invece amicizia con il padrone di casa di Diana, Amanzio: sfaccendato e saccente con la passione per le citazioni letterarie. Elia presenta ad Amanzio Agostina, una cicogna che tutti i giorni va a trovare in un campo di periferia. La sparizione del volatile sarà catalizzatore per lo scioglimento dei nodi fra i personaggi, senza che la vicenda giunga ad una vera e propria conclusione.
Fra gli attori Valerio Mastrandrea spicca nel tratteggiare il personaggio di Leo, un uomo che fa quello che può: lavora, cerca di essere un buon padre per i propri figli senza cedere troppo alle proprie debolezze.
Alba Rohrwacher interpreta Diana, pittrice e scultrice con grandi difficoltà a sbarcare il lunario, un'anima gentile del tutto persa in un mondo che va troppo di fretta per fermarsi a guardare la meraviglia di un paio di scarpe misteriosamente appese ai fili del tram.
Claudia Gerini, è Teresa, la moglie fantasma di Leo, dotata di un grande senso pratico. Magnifico il contrasto fra l'inconsistenza fisica del personaggio ed il corpo leggermente appesantito da splendida quarantenne, che peraltro viene esibito dalla Gerini con giustissimo orgoglio (pensate a cosa diventano le attrici americane dopo i 40, viva le donne sane ed italiane!).
Giuseppe Battiston è sempre bravissimo. Il suo Amanzio ricorda per certi versi (l'amore per la cultura, la buffa proprietà di linguaggio con cui si esprime) il personaggio di Bruno Ganz in Pane e tulipani.
Luca Zingaretti è l'avvocato Malaffano, vero simbolo dei nostri tempi.
Luca Dirodi e Serena Pinto, esordienti scovati grazie ad una serie di provini condotti nelle scuole, sembrano avere stoffa e sono perfetti nel loro rappresentare con sincerità due ragazzi alle prese con i problemi della propria età.
La pellicola è ambientata a Torino ed il contrasto fra l'anima rigorosa ed elegante del centro con la desolazione delle periferie è estremamente efficace. In un primo momento, addirittura, Soldini aveva pensato di girare un musical, abbandonando poi il proposito non si può dire che abbia fatto una commedia: ha sì mantenuto la levità di sguardo che lo contraddistingue, ma la cosa rende ancora più insopportabile la realtà che raffigura, la quale per quanto sia assurda a pensarci bene non è affatto favolistica. Di tristi truffatori, faccendieri, rubagalline e poveracci si legge sui giornali ogni giorno.
Come certi personaggi dei vecchi blues di Tom Waits si tratta di figure sempre on The wrong side of the road, qualcuno come Leo cerca di mantenere una rotta, ma non è detto che ce la possa fare.
Fra i protagonisti infatti nessuno, ad eccezione di Elia, è innocente. Sono tutti pronti a tirare acqua al proprio mulino, a scendere a patti "solo un pochino" con la propria coscienza, a volte per furbizia a volte per stupidità o per disperazione: in questo c'è la rappresentazione dell'Italia della crisi.
Chi ha bisogno di soldi, chi ha bisogno di un prestanome, chi ha bisogno di cancellare un video imbarazzante da Internet, chi si atteggia a moralizzatore per poi spende i soldi con le puttane: questa è la rappresentazione della crisi dell'Italia, un Paese che insieme alla cultura ha perso l'amore ed il rispetto per se stesso.
Soldini ci regala, quasi come contentino, ancora una speranza nella persona di un ragazzino che va tutti i giorni in un campo di periferia a trovare la sua amica cicogna che sa librarsi in alto sopra tutte le nostre miserie, i nostri compromessi, le nostre sconfitte quotidiane.
Il mondo, suggerisce l'ultima inquadratura, continuerà a girare come ha sempre fatto nonostante noi.
Ma si può ancora sperare nell'amore.
Un interessante video girato dietro le quinte del film
Magazine Cinema
Il comandante e la cicogna - The wrong side of the road
Creato il 22 ottobre 2012 da Thetalkingmule @TheTalkingMulePossono interessarti anche questi articoli :
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