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Il comma 22 ed il principio d’indeterminazione di Heisemberg

Creato il 21 febbraio 2012 da Cultura Salentina

 

Dino Licci, Autoritratto (Acrilico su tela)

Mettere insieme diverse discipline e farle interagire tra di loro è stato sempre il mio sogno perché non esiste una verità assoluta e forse rendersene conto, potrebbe apportare grandi benefici a un’umanità più consapevole dei suoi limiti e dei suoi errori di valutazione concettuale. Perfino il concetto di realtà viene messo in discussione dalle moderne conoscenze della fisica, cosa che rende attuale il pensiero di un altro grande filosofo. 

In uno dei miei ultimi scritti rivalutavo in un certo senso la teoria dell’armonia prestabilita di Leibniz che pure ci appare abbastanza aberrante. Oggi voglio farlo con Berkeley che a suo tempo mi scandalizzò con la sua strampalata ipotesi e che oggi invece mi fa meditare. Egli asseriva che la materia non esiste o meglio che gli oggetti materiali in tanto esistono, in quanto vengono percepiti dai nostri sensi. Ebbene la meccanica quantistica, le cui leggi non mi sembra il caso di illustrare in questi ridotti spazi, porterebbe agli stessi risultati, almeno stando alle conclusioni tratte in un convegno internazionale da alcuni illustri scienziati e note come “l’interpretazione di Copenhagen”. Ne parlavo giorni fa con alcuni amici che mi sono sembrati abbastanza interessati all’argomento per cui ne scrivo brevemente qui. E’ indubbio che lo studio delle scienze abbia prodotto grandi vantaggi per l’umanità.

Le capacità predittive dell’uomo, dagli astronomi ai meteorologi, dai medici ai fisici, sono enormemente aumentate, la tecnologia ha fatto passi da gigante, l’elettronica ci strabilia con i suoi computer, con i suoi cellulari, con la sua possibilità di comunicazione istantanea, ma questo solo nel mondo tridimensionale in cui noi operiamo o nel campo macroscopico aggredibile dai nostri sensi, perché in campo subatomico le cose non sono così semplici. Le leggi della meccanica quantistica ci mostrano un mondo governato dal caso in cui nulla è veramente prevedibile con l’esattezza che credevano di aver raggiunto. Agli inizi del secolo XIX sulla scia dei successi della fisica e della biologia, il marchese de Laplace sosteneva che l’Universo era totalmente deterministico e cioè che, sulla base dei calcoli scientifici, sarebbe stato possibile predire qualsiasi accadimento futuro.

La meccanica quantistica smonta totalmente la sua tesi ma non solo. Essa ridimensiona del tutto le stesse capacità cognitive dell’uomo anzi stigmatizza la sua impossibilità di conoscenza, cosa che mi ha fatto pensare al famoso Comma 22. Questo comma, che è anche il titolo del famoso libro di Joseph Heller, è una feroce critica alla guerra condotta dall’ aviazione americana durante la seconda guerra mondiale e riporta i regolamenti cui gli aviatori erano soggetti, e fra questi due articoli contraddittori:

Articolo12, Comma1 L’unico motivo valido per essere esentati dalle missioni di volo, è la pazzia

Articolo12, Comma22 Chiunque chieda di essere esentato dalle missioni di volo, non può essere pazzo

Avrete capito la sottile ironia che albergava nel famoso comma 22, il quale è perfettamente adattabile alla condizione umana riguardo la sua capacità di conoscenza. Apprendiamo infatti che ogni fotone della luce è ricco di energia tanto maggiore quanto maggiore è la sua frequenza. Un quanto di luce ultravioletta conterrà molta più energia del suo equivalente di luce infrarossa per esempio. Ora, per studiare una particella, noi dobbiamo illuminarla, ma illuminarla significa contemporaneamente investirla con un’energia che ne sposterà la posizione. Quanto più esattamente vogliamo studiare una particella, più dovremo investirla con un forte raggio di luce, il quale, più forte è, più la devierà dalla sua posizione iniziale. Quindi non potremo mai conoscere esattamente la sua posizione.

Questo fatto è noto come “principio d’indeterminazione di Heisenberg” e ci obbliga ad un compromesso: di una particella non potremo mai conoscere contemporaneamente velocità e posizione. E la stessa regola vale anche per gli elettroni per cui capirete che il discorso si complica enormemente, ma non voglio introdurvi ulteriormente per questo impervio sentiero. Il discorso è lungo e variegato perché implica concetti difficili ma anche affascinanti, di quelli che ti fanno venire il mal di testa ma che schiudono la tua mente a nuove conoscenze facendoti capire che non sai ancora niente della realtà dei fenomeni che ti circondano ma solo quelli che la Natura ti consente, avendoti dotato di organi sensoriali limitati alla tua utilità e non alla tua curiosità.

E forse quel “Comma 22” non è poi così strampalato facendoci capire che dobbiamo adattarci ai limiti che la nostra condizione di umani c’impone. E quando pensiamo di aver messo ordine in alcuni nostri concetti fondamentali, la fisica con la sua relatività e con la sua quantistica, interviene a dirci che la conoscenza è come un fiocco di neve, che si scioglie in mano non appena lo prendiamo per osservarlo meglio. Cosa che faceva dire ad Einstein , spaventato dalle sue stesse scoperte:”Dio non gioca a dadi ” Ma pare che le cose stiano proprio così.


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