Il comma 5 dell’articolo 11 dello Statuto comunale smentisce il teorema Bazoli: il Pd non è spaccato

Creato il 18 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Uòlter Veltroni voleva fare l’americano…

Il presidente del consiglio è, comunque, tenuto a riunire il consiglio in un termine non superiore a venti giorni quando lo richiedano un quinto dei consiglieri o il sindaco, inserendo all’ordine del giorno le questioni richieste. In tal caso, l’avviso, con il relativo elenco, deve essere inviato ai consiglieri almeno tre giorni prima di quello stabilito per l’adunanza. Le questioni richieste dal quinto dei consiglieri o dal sindaco dovranno essere trattate prima di eventuali altri oggetti, assicurando, comunque, la trattazione di oggetti che rivestono carattere di urgenza, ai sensi di specifiche norme di legge.

Ed eccolo qui sopra, svettante come la chioma di una giovinetta palma, il comma 5 dell’art. 11 dello Statuto comunale! Basta un quinto delle firme dei consiglieri (quaranta in tutto, dunque otto) per convocare un consiglio. Che bisogno c’è quindi di rincorrere altri otto consiglieri che magari vanno al mare o al lago per un giorno o due, vista l’ondata di calore – notizia clamorosamente ciccata da La Provincia di Cremona, troppo impegnata a menar gramo a sinistra perché ha paura di perdere Comune e convenzioni eccetera eccetera.

Anche quando si raccolgono firme a sostegno di una petizione, i richiedenti arrivano al numero necessario. Se servono 120 firme perché raccoglierne 5mila? I cittadini aventi diritto di voto poi sono molti di più. Il numero minimo è quello, inutile strafare. Il metodo della convocazione da parte di una minoranza ha un significato profondo: serve a tutelare le minoranze. E’ un principio liberale di grande rilievo. Bastano solo otto consiglieri per convocare un consiglio comunale, non una maggioranza alternativa, neanche un gruppo consiliare tutto intero come quello del Pd (13 consiglieri). Ecco perché non si impazzisce nella caccia della nona firma quando se ne hanno otto! Tutto qui!

Massimo Cacciari batté Felice Casson perché i militanti convinsero gli ex missini a votare Cacciari contro il comunista Casson, sostenuto da Rifondazione. Andrà così anche a Cremona? Ma c’è un limite a tutto…

Sì, faceva più notizia il caldo che le liti gonfiate a dismisura nel Partito democratico. Diranno adesso i soliti malvagi che voglio fare l’avvocato del Pd. Ma va là. Quel che conta è il vero. Se no ci si perde, non ci si capisce più nulla. Amicus Plato, magis amica Veritas. Che poi è il nome dell’acqua di Venezia, come l’ha battezzata l’ex sindaco Massimo Cacciari, quello che ha battuto Felice Casson anche con i voti degli ex missini. Ma questo lo dico solo per confondere le idee.

Meglio, bazolianamente parlando, ammettere un errore e ripiegare con onore che incaponirsi nel dimostrare il teorema che porta all’isola che non c’è.

Possibile che il segretario cittadino Daniele Burgazzi abbia mentito clamorosamente? Che Pizzetti abbia mentito clamorosamente? Ci sono vedute diverse, ma la spaccatura è quella che c’è stata nel Pdl, in questi giorni a Crema, o nella Lega a Cremona un po’ di tempo fa. Il Pd ha tanti altri problemi che porta con sè ab ovo per colpa delle manie di Veltroni. Comunque i consigli comunali si convocano con otto firme, o addirittura per volontà del sindaco, ma il sindaco se ne guarda bene, figuriamoci!

C’è un dibattito aperto dentro il partito. Assisteremo quindi a chissà quante illazioni. Per riequilibrare alcune incertezze del Pd ci vorrebbe a mio avviso una bella alleanza ammazza-destre, come a Crema, con un sindaco sveglio e giovane come Stefania Bonaldi. Qualcuno sarà d’accordo, altri no. Ma questa era solo un’opinioncina fra le tante.

p.z.

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