IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino
«Egli era bello, e la cosa, al nostro orecchio, come siamo avvezzi a pensare la bellezza, può non voler dire nulla. Ma una qualità rara e indefinibile della sua mente, l’ardore, l’ampliava rendendo quel giovane volto simile a un sole talvolta, a una notte lunare talaltra; mentre quasi eternamente emanava da lui la luce e la dolcezza stordente di una marina ionica nel mese di maggio. Era anche come un bosco in aprile, quando si sciolgono le nevi e i rami delle betulle dondolano simili a sottili braccia d’oro, braccia di bambine. A bella posta abbiamo usato queste espressioni retoriche; senza la retorica, nulla di serio e di vero può essere detto, mancando quel falso ch’è misura o supporto del vero. Almeno è questa la nostra convinzione».
Ho acquistato Il cardillo addolorato di Anna Maria Ortese (Adelphi, 1993) a pochi euro presso la libreria romana di nuovo e usato L’Arcobaleno, nel quartiere Prati. Iniziava la primavera, la primavera di un anno fa; il libro è stato amorevolmente impilato insieme ad altri, i “non troppo urgenti” e dopo un trasloco e il passaggio di collocazione dalla nuova libreria al comodino, lo leggo rapita. Scorrendo le pagine mi sembra di procedere a lunghe falcate, con l’istinto di accelerare il passo, non fosse che poi il piacere della lettura si esaurirebbe troppo rapidamente. In quest’opera della romana, schiva scrittrice amante di Napoli, si impone con forza la prosa visionaria, suo tratto distintivo. In una Napoli di fine Settecento tre giovani viaggiatori di Liegi si mischiano irreversibilmente alle vicende misteriose e avvolte di malìa di una famiglia di guantai. Emergono personalità controverse, figure dalla sensibilità medianica, scomode sfumature dell’animo umano. Una lettura che attrae e al tempo stesso incute timore.
La necessità, in questo caso, è quella di colmare le mie deficienze quanto a letteratura americana. Cosa aggiungere di significativo su Pasto nudo, il più famoso romanzo di William S. Burroughs suggerito da Jack Kerouac. Non ho capito che cosa volesse dire fino alla mia recente guarigione. Il titolo significa esattamente ciò che le parole esprimono: Pasto NUDO – l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta».
Il gioiello del mio comodino, nonché il libro della buonanotte è Le fiabe di Hans Christian Andersen, a cura di Noel Daniel (Taschen, 2013). Un regalo di compleanno ricevuto da una persona amica che non cessa di stupirmi con il suo bagaglio di conoscenza e sensibilità. Un libro di grande bellezza, a partire dalle sensazioni tattili, iniziando con il toccare la copertina di tela azzurra, le scritte dorate e le illustrazioni a rilievo. Le fiabe, note e meno note, le apro a caso, leggo e rileggo, sfoglio ammirando talvolta solamente le illustrazioni. Questa raccolta, a cura di Noel Daniel, ha il valore aggiunto di racchiudere le illustrazioni realizzate tra il 1840 e gli anni ’80 del Novecento da artisti celebri come Kay Nielsen, Lotte Reiniger, Tom Seidmann-Freud (la nipote del padre della psicanalisi) e talentuosi artisti più recenti. In più una corposa introduzione, note storiche, un’appendice con le biografie degli artisti, i capilettera all’inizio di ogni fiaba decorati con viticci di pisello «in omaggio alla capacità di Andersen, unica e magica, di trovare la bellezza e dare valore anche alle cose più piccole e semplici». Lo apro, lo tocco, lo sfoglio, lo ammiro, lo leggo e rileggo. E poi chiudo gli occhi.
I primi di gennaio, la scelta dell’agenda è caduta sull’ormai celebre Scarceranda, agenda autoprodotta dal 1999 da Radio Onda Rossa, con il motto: «contro il carcere giorno dopo giorno, perché di carcere non si muoia più, ma neanche di carcere si viva». Parole sufficienti per acquistarla. È il mio covo di pensieri, progetti, successi e insuccessi, e come ospite in terra straniera ha trovato felicemente posto, sul mio comodino, insieme ai libri.
Qui gli altri comodini.
Il comodino di Rossella Gaudenzi