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“Il compagno dell’anima” di Giulio Guidorizzi: il sogno come portatore di luce delle verità nascoste dell’uomo

Creato il 24 febbraio 2014 da Alessiamocci

Consideriamo fondatore della teoria dell’inconscio con i suoi onirici simboli il Maestro Sigmund Freud, ma in realtà egli porta a teorizzazione tecnica quanto i Greci avevano da sempre intuito. Basti pensare all’Interpretazione dei sogni di Artemidoro.

“Il compagno dell’anima” di Giulio Guidorizzi: il sogno come portatore di luce delle verità nascoste dell’uomoFreud è sostanzialmente un grecofilo, e chiunque oggi si accosti a studiare le dinamiche inconsce sottese alla dimensione onirica, da Galimberti a Guidorizzi, non può che fare esplicito riferimento a quel mondo, l’ellenico, che ha fondato tutte le forme di pensiero, cosciente o incosciente, del nostro Occidente.

Come è noto, Freud, nell’Interpretazione dei sogni del 1899, individuava posivisticamente le parti della nostra mente che entrano in conflitto tra loro: Es (o Id), Io, Super –Io, sottolineando che l’Io non “è nemmeno padrone in casa sua” perché di fatto abitato per un buon 90% dall’Es( Id), quella cosa lì che parla per noi e per noi sogna, quella che produce i nostri lapsus o gli atti mancati; di fronte a tale realtà inequivocabile non resta che interrogare l’inconscio come via regia alla conoscenza dell’Io.

Il maestro tecnicizza attingendo a piene mani dal mondo greco, specie dalla tragedia (Edipo Re in primis docet): l’apertura  dell’inconscio è folgorante, secondo le parole di Tiresia: “ in un sol giorno ti rivelerai a te stesso”; quel giorno fatidico coincide con il momento massimo di disvelamento dell’inconscio, che spesso, ma non solo, parla nei sogni. Sicché, si apprende, come sostiene il luminare Guidorizzi, che anche per la Grecia il sogno è la via regia alla conoscenza dell’Io.

Il famoso “conosci te stesso”, aforisma scolpito sul frontone del tempio di Delfi, passa attraverso il sogno; infatti qui ci si recava per interrogare l’oracolo sui sogni; la risposta oracolare era anfibolica, come l’onirico lo è, che non è altro che una percezione sconfinata del reale. Se la realtà è finita per i Greci, infinito è il sogno, sicché, ben a ragione, Alessandro Magno poteva dire che “Il sogno è l’infinita ombra del Vero”. E che cosa è il Vero? In greco, aletheìà, è quella parte di realtà che resta sempre nascosta, infatti la parola ha l’etimo di lanthàno, che significa appunto rimanere nascosto.

Sta al sogno, in primis, portare alla luce quella nascosta verità, che si rivela nell’intuizione di un attimo o nel percorso di una vita; in tale accidentale e complesso percorso ci soccorre l’aiuto del filosofo ( pensiamo all’arte maieutica socratica!), anche se non sempre esso ripone fiducia nel sogno, ma piuttosto sullo spirito razionale che si fa lògos, parola ordinata.

“Il compagno dell’anima” di Giulio Guidorizzi: il sogno come portatore di luce delle verità nascoste dell’uomoIl filosofo Platone infatti ebbe a dire che “I pazzi e i sognatori credono in ciò che è falso, quindi per Platone il sogno è un deragliamento dalla realtà. Eppur tuttavia occorre distinguere tra la follia e il sogno dei pazzi da internare e quella dei Poeti: se i primi erano affetti da una sindrome che in greco si chiama “morìa”, i secondi erano bruciati dal fuoco della “divina mania”, che è la stessa dei filosofi, come Platone, che entrano in contatto diretto col divino. Alla stessa categoria appartiene il maestro Socrate, il tafano di Atene, che era solito consultare l’oracolo di Delfi per far interpretare i suoi sogni e avere consigli sulla sua vita futura.

Insomma la cosa è complessa, come il sogno appunto, e il pregevole testo del grecista Guidorizzi rende in uno stile tecnico e al contempo narrativo la lunga storia del sogno nella civiltà greca, a partire da Omero per arrivare a Platone (per il quale il sogno è l’inseparabile compagno dell’anima) passando per la filosofia ionica ed Eraclito, per il quale “ Chi è sveglio partecipa al mondo comune, chi dorme si rifugia in uno suo proprio”.

Sogno e follia sono percorsi di conoscenza alternativi  ai procedimenti consueti della razionalità; sono una forma diversa di relazione col mondo. E sono forme diverse d’illusione, dal momento che chi è folle, al pari di chi sogna, deraglia dalla ragione e scavalca i “Il compagno dell’anima” di Giulio Guidorizzi: il sogno come portatore di luce delle verità nascoste dell’uomoconfini del mondo finito. Ma mentre il folle parla con i suoi demoni che prendono sostanza reale, il sognatore è solo sul suo palcoscenico e al risveglio è cosciente di avere sognato.

Eppure per i Greci gli elementi onirici sono forme inusuali di vita, in quanto manifestazione della Psiche (Psychè) che è soffio vitale. Ecco che nei sogni incontriamo figure che si tingono di realtà, perché quello del sogno non è uno spazio vuoto, ma popolato da figure (èidola) che assurgono al ruolo anche di interlocutori col sognatore. Simile al sogno è la catabasi, la discesa nell’oltretomba; difatti nell’incontri di Odisseo con la madre Anticlea nell’Ade si vede l’eroe che tenta per tre volte di abbracciare la madre che pure gli sfugge in quanto idolo; si ritrova con le braccia vuote come succede al sognatore al risveglio.

Nell’Ade, come nel sogno, si tenta di avvicinare persone lontane; pensiamo al sogno di Achille in cui il defunto Patroclo gli appare vicino, bello e misterioso.

In sintesi, da un libro ricchissimo “Il compagno dell’anima“, che consiglio non solo agli esperti del settore, ma a tutti gli amanti della cultura, si desume il valore terapeutico del sogno, che ci sprofonda nella conoscenza di noi e ci mette in relazione col nostro passato richiamando in vita i nostri cari.

 

Written by Giovanna Albi

 


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