Magazine Psicologia

Il comportamento "ambivalente"

Da Bruno Corino @CorinoBruno

R. Magritte
Designiamo un comportamento come ambivalente quando esso può essere riferito tanto alla situazione quanto al Sé
. L’ambivalenza è una proprietà intrinseca ad ogni comportamento concentrato su se stesso; vale a dire, in un’interazione è sufficiente spostare di poco l’attenzione dalla situazione all'agente che ha messo in atto un comportamento per creare un effetto ambivalente, perché lo spostamento di attenzione dalla situazione all'agente può essere percepito come un’allusione al Sé. Pensiamo a una scena in cui un uomo seduto a tavola avverte che il suo piede è leggermente sfiorato da quello di una donna che sta seduta di fronte e che conosce appena. L’uomo non sa se il gesto della donna è stato compiuto in modo intenzionale o se sia stato del tutto casuale. Tuttavia, il gesto viene percepito dall’uomo come ambivalente, perché può essere riferito tanto alla situazione (casualità delle circostanze) quanto a un modo per richiamare l’attenzione sul Sé. La situazione che si viene a creare è “equivoca”, e può causare imbarazzo poiché l’uomo in quella frazione di secondi non sa a cosa riferirla: se è diretta al Sé o se è stato un gesto del tutto casuale. Finché la situazione non viene chiarita, volendo o nolente l’uomo è coinvolto, in quanto ha subito un’intrusione nel proprio spazio. Se la donna chiede immediatamente scusa, l’atto riparatore ristabilisce la situazione e dissolve l’ambivalenza. Se la donna esita nell’atto riparatore, il gesto inatteso può essere interpretato come volontario e in attesa di una risposta. Se la donna ha posto intenzionalmente in essere un gesto ambivalente rimane a sua volta in attesa della risposta dell’uomo. In questo caso, l’unica risposta che la donna esclude è che l’altro ignori il suo gesto, allontanando il piede, dando così alla donna la percezione di aver interpretato il suo gesto come del tutto causale; se così fosse, è l’uomo che ripristina la situazione (cioè, che ha confermato la regola), deludendo così l’attesa della donna. Se, invece, l’uomo decide di corrispondere al comportamento ambivalente della donna, allora deve mimare il suo gesto, sfiorando a sua volta il piede della donna. Anche in questo caso, il gesto dell’uomo può essere interpretato, a sua volta, tanto come riferito alla situazione quanto come modo per attirare l’attenzione altrui. Se la donna corrisponde di nuovo al gesto dell’uomo, allora si mette in atto uno scambio ricorsivo, che va a creare tra i due un legame nuovo; quindi, l’elusione reciproca della regola farà emergere tra i due un legame nuovo. Da questo momento ognuno comincia a porre dei limiti all’altro, e ognuno dei due tenterà di rispettarli o di forzarli.

Quanto detto non vale soltanto nel caso del gesto, ma anche nel caso di uno sguardo, di una frase o di una semplice parola: è sufficiente prolungare, accentuare leggermente un qualsiasi comportamento per creare un effetto ambivalente, spostando l’attenzione dalla situazione al Sé. Lo spostamento crea uno stato di stupore o di imbarazzo, perché l’agente trovandosi di fronte a un comportamento ambivalente e inatteso non sa come re-agire, cioè viene posto in una condizione disorientante. Nella condizione di attesa ogni comportamento ambivalente viene percepito come qualcosa che accresce lo stato di eccitazione. Nell’attesa, infatti, quando la risposta dell’altro corrisponde al comportamento ambivalente posto in atto, ciò che viene percepito è il superamento della resistenza altrui, che prelude a un successivo comportamento ambivalente, in un continuo crescente, sino a arrivare al momento della scarica dell’eccitazione accumulata. Il superamento di una resistenza altrui si traduce in un senso di accrescimento del proprio Sé. Ogni comportamento ambivalente messo in atto deve essere corrisposto da un altro comportamento ambivalente, cioè un comportamento mima un altro comportamento. La mimesi del comportamento ambivalente diventa dunque una conferma della propria attesa. Il piacere che si prova dipende proprio dal fatto di vedere corrisposta la propria attesa, che indica che si è superata la resistenza altrui. Mentre, nell’attesa ciò che non si vuol vedere confermata è propria il rispetto della regola, perché la conferma della regola è una sconferma del Sé. Nell’aspettativa, invece, la conferma della regola diventa una conferma del Sé. Nella previsione ogni sconferma della regola si traduce in una conferma del proprio Sé.


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