Dell’uomo primitivo, gli studenti italiani conoscono vita, morte e miracoli. Del Medioevo non viene tralasciato nessun (macabro) particolare, il Rinascimento è celebrato in ogni salsa, l’Unità d’Italia esaltata ed approfondita come merita.
La cavalcata trionfale della Storia studiata nelle nostre scuole rallenta con l’inizio del novecento per comportarsi infine come un auto nella quale sta per terminare il carburante: l’autonomia è minima, si procede ad intermittenza e risulta necessario selezionare come avanzare e dove fermarsi.
I più fortunati giungono agli episodi basilari della prima guerra mondiale e – forse – sfiorano le drammatiche vicende dell’ultimo grande conflitto. I principali eventi successivi al 1945 restano stampati sulle pagine dei libri di storia e quasi mai affrontati nelle aule degli istituti superiori.
Le origini storiche della questione medio orientale risultano evidentemente un mistero per la stragrande maggioranza dei giovani. Le uniche nozioni sull’eterno conflitto tra Israele e Palestina – vista le lacune dei programmi ministeriali – sono apprese tramite i media.
La striscia Gaza? Tel Aviv o Gerusalemme? Perché i kamikaze? Israele è amica degli Stati Uniti? Possibile che il processo di pace tra questi due popoli non si completi mai? Chi ha ragione e di chi le colpe?
La Storia moderna viene recepita dalle nuove generazioni (con superficialità) mediante i servizi dei telegiornali. Infinite sequenze di immagini di morte, macerie e distruzione. Una violenza eterna senza nessuna spiegazione razionale e a noi – spettatori inerti di questo film dell’orrore – non resta che osservare beati nella nostra ignoranza. Ci scandalizziamo per pochi istanti chiedendoci un momentaneo «perchè?»: dura un attimo, il tempo di cambiare canale con lo zapping che ci salva da impegnativi quesiti.
Fino alla prossima (mediatica) lezione di storia televisiva.
MMo