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Il consigliere bollito

Creato il 28 gennaio 2015 da Marcopress @gabbianone

A Nord Est di Pagliaccionia c’è una terra dove parlano una lingua a tratti incomprensibile (pensate un po’ che sedia si dice čhadree), ma non sempre (frico si dice frico anche là). In una delle sua città principali c’era una volta, secolo scorso, una locanda famosa per il bollito. Cipolla, carote, gambi di sedano e tocchi di manzo da paradiso. Da leccarsi i baffi.
Non aveva i baffi l’avventore che settimanalmente non si faceva mancare, a un passo dal posto di lavoro, il suo bollito da Champions. Con ringraziamenti diffusi al titolare, alla moglie, al servizio. Finché un giorno, dopo campagna elettorale, mance e tre-voti-tre strappati pure ai gestori della locanda, il viandante viene eletto nella Dieta di quella terra di sedie e frichi. Per tre-voti-tre sul primo trombato. E inizia a tirarsela.
Il bollito? I gestori continuano a prepararlo, tocchi di manzo da favola per preparare il terzo millennio. Ma il signore gentile di un tempo non si vede più. Che gli sarà successo? Non è che a far politica non si mangia più. Così un giorno l’oste gli manda un tam-tam: «Non vieni più a trovarci? Ti abbiamo anche votato. Festeggiamo con un manzetto da paura». Risposta: «No che non vengo, io sono a Dieta, vorrai mica che mi vedano nella vostra volgare locanda?».
Oggi, ci raccontano da Pagliaccionia, quel politico è finito bollito. Una storia triste che per fortuna in Italia non accadrà mai. E nemmeno in Friuli Venezia Giulia, dove i politici credono nei valori e non nelle poltrone.



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