Il Consorzio Il Bagnacavallo ha organizzato una serata a Milano presso il ristorante Daniel per la presentazione alla stampa enogastronomica del vino Bursôn, rosso della pianura ravennate, abbinato a piatti creativi, intriganti studiati dallo chef Daniel Canzian e dalla sua giovane brigata di cucina.
Tutto ebbe inizio quando, nel 1920, Antonio Longanesi soprannominato per l’appunto Bursôn, si incuriosì notando una vite selvatica aggrappata ad una quercia. Vista la resistenza della pianta decise a partire dalla metà degli anni cinquanta, intuendo la potenzialità di quest’uva di coltivarla producendo un vino che, con sua iniziale meraviglia, raggiungeva una gradazione alcolica di 14 gradi per la decisa componente zuccherina. Dopo di lui altri produttori della zona impiantarono questo vitigno, fino a fondare nel 1999 il Consorzio Il Bagnacavallo che attualmente conta trenta aziende. Nel 2000 dopo moltissimi sforzi, grazie agli studi del CRPV di Tebano, e delle analisi del Dna, svolte presso l`Istituto di San Michele all`Adige, l`uva salvata da Antonio Longanesi è stata iscritta al Registro delle Varietà con il nome di uva Longanesi. Il Nome del vino, Bursôn, è stato depositato e registrato quindi concesso in uso gratuito dalla famiglia Longanesi al consorzio Il Bagnacavallo a tutela della sua tipicità. Questa vite autoctona e il suo vino sono così legate in modo indissolubile al territorio di Bagnacavallo e alla pianura romagnola limitrofa.
L’uva, chiamata Longanesi per il suo scopritore, ha una caratteristica che la rende unica e inconfondibile. Ogni anno è praticata una doppia vendemmia, prima a settembre e l’altra circa 40 giorni dopo. Tutti i grappoli maturano tranne un chicco che rimane verde fino a quando non decide che è tempo di vendemmia. Solo allora si uniforma agli altri.
Il vino Bursôn è prodotto per disciplinare in due tipologie: Etichetta Blu vino dal carattere giovane con un passaggio in barrique per non meno di 6 mesi edEtichetta Nera vino più complesso con una percentuale minima del 50% di uva appassita, una permanenza in barriques e/o legni grandi per un periodo minimo di 20 mesi, una gradazione alcolica minima di 14°%. Le caratteristiche della varietà Longanesi consentono di produrre passiti in purezza.
La bella iniziativa del Consorzio Il Bagnacavallo di far incontrare i produttori dei vitigni autoctoni del ravennate con la stampa specializzata ha messo in mostra la grande versatilità di questi vini. Nei tavoli composti da giornalisti e produttori, dove si parlava di vino e di cibo, è stato anche presentato un altro grande vino autoctono del territorio ravennate la Rambëla, bianco semi aromatico che si sta imponendo sul mercato per la sua gradevolezza. Il vino tutelato dal Consorzio Il Bagnacavallo è prodotto con il 100% del vitigno Famoso, chiamato anticamente Uva Rambëla o semplicemente Rambëla.
Il Consorzio ha portato in degustazione per la serata da Daniel il Bursôn delle aziende che in questo periodo hanno avuto riconoscimenti sia a Vinitaly che al Concorso Mondiale di Bruxelles, senza parlare dei grandi passiti di Rambëla e di Bursôn assaggiati con il dessert.
L’azienda agricola Spinetta ha proposto il Bursôn Max 2009 Medaglia d’oro al Concorso Mondiale Bruxelles, la Tenuta Uccellina il Bursôn 2009 Gran Medaglia d’oro al Concorso Mondiale Bruxelles. Entrambi hanno presentato anche il loro spumante di Rambëla.
I vini in degustazione sono stati ottimamente abbinati ai piatti realizzati dallo chef Daniel Canzian, tra cui il suo risotto limone e liquirizia con sughetto di arrosto, in cui si ritrovano alcune delle note olfattive del Bursôn. Durante la degustazione, nonostante la costante dello stesso vitigno, territorio ed enologo, ho notato che il vino aveva caratteristiche peculiari diverse. Ad influenzarlo, oltre alla mano del produttore, l’origine di una terra attraversata da tre fiumi diversi.
Grazie al Consorzio la serata ha portato a conoscere vini di cui si sapeva poco, ma che si esprimono in grandi prodotti conosciuti ed apprezzati più all’estero che in Italia.