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Il consumatore? Una razza di primitivi (e assuefatti)

Creato il 05 dicembre 2012 da Webmonster @mariomonfrecola

I vantaggi del vivere in una grande città si possono apprezzare anche quando si resta bloccati in un maxi ingorgo metropolitano.

Oggi a Napoli il traffico è in tilt, alimentato dallo sciopero dei mezzi pubblici, dall’atavica anarchia dell’automobilista partenopeo e dalla progressiva estinzione dei vigili urbani. Paralizzato nella mia auto in un incrocio senza via di fuga, resto in attesa di un improvviso miracolo; tra clacson impazziti, automobilisti inferociti e manovre impossibili, osservo l’ecosistema che mi circonda.

Una successioni di cartelloni pubblicitari lungo le strade fungono da nuovi elementi di arredo urbano. Mega manifesti colorati, di ogni dimensione e colore, uno di seguito l’altro costeggiano viali e marciapiedi.
Perlopiù sirene seminude: dalla carta igienica ai divani, dal dentifricio fino all’ultimo smartphone, ammiccanti veneri richiamano il consumatore-maschio a comprare, comprare, comprare.

 

La donna-oggetto? Un trucco vecchio come il mondo!

 

Veramente confidate in una sensuale vamp stesa sul cofano di un scintillante bolide rosso per convincere il cliente ad un possibile acquisto?
Cari porci del marketing, siamo nel ventunesimo secolo, l’era del sesso digitale e della pornografia mediatica ove qualsiasi cosa è accessibile – senza censure ed a qualsiasi ora del giorno e della notte – con un click.

E allora, perché vi ostinate a far leva sui più triviali istinti del compratore?
Il cliente è davvero una razza così primitiva?

Guardandomi intorno, sembrerebbe di sì.

Ancora imbottigliato, scatto qualche foto ai manifesti più «mostruosi»: nel primo, il “latoB” di una (anonima) ragazza in topless pubblicizza gli eccezionali sconti di un centro estetico e nel secondo Elena Sartarelli utilizza le sue grazie per proporre biancheria intima.

Il tizio alla mia destra, dal suo SUV cafone, mi guarda stupito: è evidente come sia abituato alla palese volgarità implicita nell’utilizzo della donna-oggetto.
Forse, è proprio l’assuefazione la vera «mostruosità» che emerge da questo maxi ingorgo napoletano?

 

La donna-oggetto? Un trucco vecchio come il mondo!

 

MMo



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