Magazine Attualità

Il consumismo nell’era della crisi

Creato il 18 novembre 2011 da Abattoir

venerdì 18 novembre 2011 di Marilisa Dones

http://3.bp.blogspot.com/_6ttm-C0R-OM/TCiNyH6MfzI/AAAAAAAAA3Y/i9ELo181fIU/s400/consumismo.jpg“Siamo in crisi”, “C’è crisi”, “è colpa della crisi”. Crisi. Crisi. Crisi. Non passa giorno senza che questa “crisi” venga tirata in ballo. A ridosso delle dimissioni di Silvio Berlusconi, gli spread non scendono e la crisi continua e pare che non si risolverà prima di una decina di anni.

Poco più di una settimana fa, tutti hanno gridato allo scandalo quando Berlusconi ha detto:

Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni.

Mi costa terribilmente ammetterlo, però per certi versi B. non ha detto il falso.

Sto estremizzando, è chiaro, però non posso fare a meno di notare che nonostante questa tanto millantata crisi la gente continua a perseverare nel consumismo più assoluto.

Tengo a precisare che non sono un’esperta di statistiche e mi baso esclusivamente su quanto osservo. Palermo è stata dotata in un solo anno di ben 3 centri commerciali, perennemente assaltati; alle casse potete osservare quanto acquista la gente: impianti home theatre, stampanti laser, telefonini, epilatori elettrici, bilance elettroniche, frullatori ad immersione, rasoi elettrici che puoi usare anche sotto la doccia e che espellono cremine idratanti, ecc. ecc. 

Tutte le famiglie mediamente hanno un televisore a schermo piatto (minimo 42’’), tutti abbiamo un telefonino che ci permette per lo meno di scattare foto, per non parlare del collegarsi ad Internet, usare Skype, controllare Facebook ogni nanosecondo e blablabla.

Conoscenti che si lamentano puntualmente di non avere un quattrino in tasca poi sfoggiano un cellulare di ultima generazione che se lo sfiori ti fa il caffè o comprano perlomeno 5 paia di scarpe a stagione, tre cappotti e decine di vestiti. Non parliamo poi della moda degli ultimi anni, ché se non hai un prodotto Apple sei un povero sfigatoenemmenotuamadretirivolgelaparolaperquantoseiout: osservate quanti Ipad, Ipod, MacBook ci sono in giro e non costano certo poco…

Insomma, mi chiedo, ma come è possibile che la gente che dovrebbe essere povera continua ugualmente a spendere?

Senza dubbio esiste gente disposta a “rischiare” di non arrivare a fine mese pur di possedere un oggetto che attesti il proprio status symbol. Ma è pur vera un’altra cosa: esistono i finanziamenti e i prestiti. Vuoi una macchina nuova ma non hai 10.000 euro cash? Beh ci saranno almeno 4 concessionarie che ti offrono un’automobile full optional che comincia a pagare tra un anno e a tasso zero (anche se poi i messaggi promozionali non fanno accenno alcuno ai taeg, celando degli specchietti delle allodole), lo stesso vale per il televisore di ultima generazione e per tante e tante cose.

Come vi spiegate tutto ciò? Berlusconi aveva dunque ragione, i poveri non esistono, in Italia non si accusa la crisi? Beh, lungi da me dargli ragione, penso piuttosto che nonostante le ristrettezze la spiegazione vada ricercata nel fatto che non sia più possibile tornare indietro.

Siamo troppo assuefatti alle comodità, ai beni di consumo, per cui è impensabile un ritorno ai tempi in cui in casa c’era un solo computer (o nessuno), si possedeva un cellulare in bianco e nero, il televisore durava almeno 10 anni, si usavano i vestiti dei fratelli più grandi o dei cugini, ecc. ecc.

Non si vuole fare del falso moralismo, perché io stessa mi rendo conto di essere vittima di questo consumismo che mi “obbliga” ad avere un pc portatile o a desiderare un tablet. Tuttavia da qualche anno a questa parte, una volta perso un cellulare “di ultima generazione”, l’ho sostituito con un anonimo Nokia in bianco e nero da 30 euro che assolve perfettamente alla funzione “telefono” anche se sicuramente meno cool di un iPhone, mi sono imposta anche di resistere alla tentazione di fare un abbonamento internet per il cellulare (non so quanto ancora resisterò), insomma mi sto impegnando per cercare quanto meno di spendere i miei soldi in maniera più sensata. Perché la vera differenza tra ieri e oggi, quello che forse Berlusconi non ha capito, è che sono cambiate le dinamiche di povertà/ricchezza: chi ha i soldi continua a spenderli come ha sempre fatto, ma non risparmia e chi ha difficoltà economiche lo stesso, cede al dio consumismo e non ci pensa più o ci ripensarà il prossimo mese, sperando di avere i soldi per assecondare i propri nuovi desideri, magari per poi scoprire di aver “speso” lo stipendio del mese successivo… gli dei benedicano le mini-rate!



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :