“Il giovane Marco Russo vuol vendicare sua madre e sua sorella, violentate e uccise dal boss della malavita Rico Vanzetti. Riuscito a farsi assumere dalla sua futura vittima, la costringe abilmente a una sanguinosa guerra contro un rivale in affari”
Stelvio Massi gira “Il conto è chiuso” dopo aver concluso l’ottima trilogia di Mark il poliziotto: l’influenza stilistica è palese, sospesa com’è tra il fumetto pulp (si veda l’eccellente caratterizzazione di Vanzetti/Merenda, ossessionato dalla propria pistola) ed il noir, senza tuttavia disdegnare digressioni melò, nei momenti segnati dalla presenza di Leonora Fani e Giampiero Albertini.
Il gusto visivo per la messa in scena, soprattutto nelle sequenze d’azione pura, è integralmente riconducibile al mestiere del compianto regista di origini marchigiane; un senso del ritmo perfetto, coadiuvato dall’ottima direzione degli stunt e nondimeno dalle eccellenti partiture di Bacalov, che alternano divagazioni melodiche e serratissimi crescendo di tensione. Colpiscono invece – anomalo per lo “standard” registico dell’autore – gli eccessi sadici presenti in numerose scene. Dalla violenza sessuale alla non vedente Nina (mai esplicita, ma indubbiamente cruda) per continuare progressivamente con le spietate soluzioni vendicative del protagonista, a base di killer folgorati da letali scariche elettriche e trappole di laboriosità quasi teatrale.
Un prodotto magari non originale ma dannatamente divertente, soprattutto nella meticolosa definizione del personaggio interpretato da Merenda: talmente barocco e ridondante nella propria spietatezza da affascinare visceralmente lo spettatore… E molto probabilmente buona parte delle nuove leve registiche (e cinefile) d’oltreoceano.
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