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Il contratto nel mirino

Creato il 05 dicembre 2010 da Mdeconca
Chief Executive Officer of Fiat Group, Sergio ...

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Brillante sunto di Luciano Gallino sulla questione FIAT ed i problemi legati alla contrattazione.

IL CONTRATTO NEL MIRINO

Repubblica — 04 dicembre 2010   pagina 1   sezione: PRIMA PAGINA

CHE cosa c’ è di tanto ostico nel contratto nazionale dei metalmeccanici del 2008, dal punto di vista della Fiat, da spingerla a interrompere una trattativa in cui si giocano centinaia di milioni di investimento, la produzione di centinaia di migliaia di auto, e l’ occupazione di migliaia di lavoratori, pur di non applicarlo più a Mirafiori? Uno ha un bello scorrere il centinaio di articoli che formano il contratto, ma risulta difficile individuare quelli che proprio la Fiat non può accettare. Saranno i diritti sindacali di assemblea, affissione e uso di strumenti informatici? Ole tipologie della prestazione? Oppure la regolamentazione del lavoro a cottimo? O, ancora, si tratterà di questioni legate all’ orario di lavoro? Non sembra proprio si tratti di questo o quell’ articolo, anche perché i sindacati, Fiom compresa, si sono dichiarati disposti a trattare quasi su tutto. Persino sul passaggio dall’ orario di otto ore per cinque giorni a quello di dieci ore per quattro giorni – roba da far barcollare dalla fatica, a fine turno, perfino un trentenne. Un primo dubbio viene leggendo la premessa del contratto. In essa si parla infatti di funzione primaria, per la gestione delle relazioni di lavoro, del metodo partecipativo, al quale le parti riconoscono un ruolo essenziale nella prevenzione del conflitto. Sin da quando, nel maggio scorso, Fiat presentò il piano per la ristrutturazione di Pomigliano, nel quale l’ azienda diceva che se di esso si toccava qualcosa cadeva tutto, apparve evidente che questa primissima parte del contratto nazionale alla Fiat di Sergio Marchionne versione 2010 non andava più bene. Partecipare non significa soltanto ascoltare. Ma forse il problema, per la Fiat cui pure va riconosciuto di dover fare fronte in questo periodoa serissime difficoltà di produzione e di organizzazione, non è la premessa del contratto. È il contratto stesso. Troppo ingombrante, troppo complicato, troppo lungo, con le sue 136 pagine di testo. La competitività esige che non solo la produzione sia snella, ma lo siano pure i contratti. Meglio se scritti dall’ azienda stessa, e prontamente sottoscritti dai sindacati. Pare una conclusione troppo cruda? Sarebbe semplice smentirla. Riaprendo subito una vera trattativa, che comunque vada sarà durissima per il sindacato. Ma che dovrebbe avere la funzione fondamentale di dimostrare che la Fiat non ha davvero l’ intenzione di affossare il contratto nazionale, ma piuttosto di apportarvi qualche modifica che tenga conto delle gravi difficoltà in cui si dibatte. Forse sarebbe ora che l’ azienda si decidesse a spiegare quali sono le sue reali difficoltà, in Italia e negli Stati Uniti, piuttosto che presentare piani tipo “prendere o lasciare” dai quali è impossibile capire quali sono le incognite che deve affrontare in termini di modelli, organizzazione globale della componentistica (che fabbrica due terzi delle sue auto), mercati internazionali, costo effettivo del lavoroe della produzione. Finora di tutto questo, nel progetto Fabbrica Italia non si scorge quasi nulla. Se il Lingotto facesse vedere qualcosa in più delle sue carte, forse anche i sindacati sarebbero disposti a concedere qualcosa in più. E magari proporre soluzioni cui qualcuno lassù, ai piani alti, non aveva pensato. – LUCIANO GALLINO

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