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Il Convegno Internazionale “i 100 laghi del Salento leccese” del 3 giugno integra la politica della gestione dell’acqua dell’Unione Europea
Da Antoniobruno5La popolazione del pianeta è triplicata nel corso di questo secolo. Il consumo mondiale di acqua dolce è aumentato del 700%. Dal 1970, la quantità d'acqua disponibile per ogni essere umano è diminuita del 40% e due abitanti su cinque hanno problemi in materia di approvvigionamento idrico. Anche l'Europa deve affrontare problemi analoghi. Un terzo del continente si situa al di sotto della soglia di 5000 metri cubi per abitante e per anno - non solo nelle regioni mediterranee, ma anche in alcuni paesi settentrionali, a forte densità di popolazione e industrializzazione.
Lo sfruttamento eccessivo della falda del Salento leccese
Come sappiamo lo sfruttamento eccessivo ha compromesso il territorio del Salento leccese con il prosciugamento delle zone umide, l'esaurimento della falda freatica, la sua salinizzazione soprattutto nelle zone costiere, e se non si farà qualcosa è molto probabile il verificarsi della catastrofe ambientale della desertificazione del nostro territorio.
La politica della gestione dell’acqua dell'Unione europea
La gestione dell'acqua, un problema comune di tutti gli Stati membri, è diventata un'importante politica dell'Unione europea.
La politica ambientale comunitaria sull’acqua ha prodotto una vasta legislazione che consiste in regolamenti, direttive e decisioni, adottando approcci in materia di protezione delle acque.
La normativa viene continuamente modificata infatti negli anni settanta si considerava maggiormente la protezione dall’inquinamento dato da alcune sostanze pericolose, scarichi industriali fissando dei limiti di emissione. Successivamente si sono definiti dei criteri di qualità per i diversi tipi di acque, ma tutto ciò non era ancora sufficiente.
A questo punto si sono introdotti dei parametri chimico-fisici come BOD, COD, Ammoniaca, fino alla proposta del Consiglio Ambiente CEE (1988) di definire linee direttrici per una gestione integrata delle risorse idriche.
Le direttive sul trattamento delle acque reflue urbane
Cosi facendo si sono ottenute le direttive sul trattamento delle acque reflue urbane 91/271/CEE e la 91/676/CEE dei nitrati con un approccio integrato sulla protezione delle acque.
Con la nuova direttiva 2000/60/CE si continua insistendo sull’approccio combinato dalla protezione delle acque, prevedendo obblighi di base comunitaria. Questa direttiva non fissa dei limiti di emissione ma coordina quelli stabiliti da altre norme già esistenti.
Gli obiettivi prefissati dalla direttiva 2000/60/CE sono:
– prevenire, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e delle zone umide associate;
– promuovere un utilizzo sostenibile dell’acqua basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
– assicurare la progressiva riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee e prevenire il loro ulteriore inquinamento;
– contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.
La direttiva inoltre introduce degli obiettivi ecologici per proteggere e dove necessario, risanare la struttura e la funzione degli ecosistemi acquatici, di conseguenza salvaguardare l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche.
La direttiva 91/271/CEE concerne la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali, avendo uno scopo di proteggere l’ambiente e le ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue. Proprio per adempiere a questi obiettivi tale normativa impone che le acque reflue (che siano sottoposte a trattamento) devono essere utilizzate ogni qualvolta ciò risulti appropriato e le modalità di smaltimento devono rendere il minimo impatto sull’ambiente.
La normativa Italiana sulle acque reflue
Oltre le normative europee anche in Italia con il D. Lgs. 152/06 vi e’ la tutela delle acque dall’inquinamento e coordina la gestione delle risorse idriche. Anche in tale normativa viene sottolineata la necessità del riutilizzo individuata con i seguenti principi e finalità:
• limitare il prelievo delle acque superficiali e sotterranee;
• ridurre l’impatto delle acque superficiali;
• favorire il risparmio idrico mediante l’utilizzo multiplo delle acque reflue;
• il riutilizzo deve avvenire in condizioni di sicurezza
Mentre il regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue D. M. 185/2003 si pone gli obiettivi della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle acque superficiali e sotterranee, riducendo così l’impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e favorendo il risparmio idrico mediante l’utilizzo multiplo delle acque reflue.
Il Convegno internazionale di Tricase stimolo alla ricerca
La gestione dell'acqua è un problema complesso che richiede la mobilitazione delle attività comuni di ricerca. Il Convegno di Tricase desidera spingere sui numerosi campi di ricerca quali il controllo e ottimizzazione dell'utilizzo, le tecnologie di depurazione, la considerazione dei cambiamenti istituzionali e culturali, l’istituzione di programmi di pianificazione e tutela delle risorse, la valorizzazione di soluzioni poco o affatto sfruttate come il recupero delle acque piovane e delle acque dilavanti e tecniche di dissalazione.
Queste attività sono indispensabili proprio perché le previsioni sul cambiamento climatico non escludono sconvolgimenti idrologici di ampia portata che rischiano di comportare inondazioni, siccità, sregolazione di molti ecosistemi, mettendo in pericolo le risorse idriche e la loro qualità.
di Nicola Negro, dottore in Biologia e stagista presso il Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi”
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