“Guai a me se non evangelizzo” –diceva Paolo, l’apostolo missionario per eccellenza. E poco importano le sofferenze cui si può andare incontro. Lui per primo, il giudeo convertito, le aveva messe in conto.
Anche oggi è così. E lo è tanto a casa nostra( dove la secolarizzazione trionfa) quanto in contesti lontani e difficili come lo sono certe terre all’altro capo del mondo.
E il cristiano, laico o religioso che sia, conosce bene in cosa consiste quest’esame che, per lui o per lei che ha fatto la sua scelta, si ripete da duemila anni a questa parte.
E’ la logica della “croce”. Quella che, assurda e scandalosa per i gaudenti e gli egoisti, ti allontana dalla futilità di certe apparenze.
Quella ti conduce semmai a ricercare la libertà che è ricchezza interiore, ti apre gli occhi sulle ingiustizie, non ti fa perdere mai la speranza e ti fa capire che amore è innanzitutto “servizio” e condivisione.
Condivisione dei beni nel servizio (certo per quel che si può, mai l’impossibile è richiesto a nessuno) ma condivisione, soprattutto, della Parola perché la “buona novella”, quella che Gesù è venuto a predicare tanti e tanti anni fa, raggiunga tutti.
I vicini e i lontani. I ricchi e i poveri.
Sorgenti avvelenate nel mondo d’oggi ce ne sono troppe.
E andare alla sorgente significa, proprio grazie alla Parola, individuare i veleni e provare a depurarne le acque.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)