Magazine Diario personale

Il coraggio di una donna

Creato il 10 novembre 2015 da Claudia

Le notti passate mi sono spesso trovata a pensare alla mia nonna Gina. Nonna che poi in realtà era la mia bisnonna di parte materna. La nonna è morta ormai da 12 anni, purtroppo in famiglia non se ne parla piu' tanto, tranne quando la andiamo a trovare al cimitero, e quindi questa sua presenza nei miei pensieri mi ha alquanto sorpreso. Ci ho pensato e ripensato, e poi ho realizzato perchè. Perche' oggi sarebbe stato il suo compleanno. Io, Big Brother e la nonna Gina, avevamo i compleanni uno dietro l'altro, a esattamente una settimana di distanza. Oggi la nonna avrebbe compiuto 107 anni!

A 107 non ci è' arrivata, ma a 95 si, il che mi ha permesso di godermela per i primi 17 anni di vita. Ricordo quando alle elementari ci facevano parlare della nostra famiglia, e tanti miei compagni già non avevano piu' i nonni: io all'epoca di nonni ne avevo ben 3 e avevo pure una bisnonna. Era una forza della natura, la mia nonna Gina. Era nata nella campagna milanese nel lontano 1908, in quell'epoca pre-guerra in cui la vita scorreva semplice e tranquilla. Non so molto dei suoi primi anni, della sua infanzia nè sua giovinezza. Non so se è perche' non me ne ha mai parlato, o perche' dopo tanti anni questi aneddoti me li sono dimenticati. Col senno di poi ci sono un'infinita' di cose che avrei voluto chiedere a lei e ai miei nonni, ma si sa che col senno di poi è tutto più facile.

Quello che so per certo di mia nonna è che aveva una latteria. Una latteria che durante il fascismo le ha creato non pochi problemi. Perchè c'erano certi standard da rispettare, allora come adesso: il latte deve essere prodotto e conservato in una certa maniera, il formaggio deve contenere una certa quantita' di latte, e così via. Che è tutto buono e giusto finchè uno può permettersi di rispettarli questi standard. Ma quando il tuo paese è in guerra, gli uomini sono alle armi e tu hai due bambini da mantenere, qualche scorciatoia la dovrai pure trovare. E così il latte si allunga, il formaggio ha più acqua che latte, e i fascisti che scoprono il tuo inganno non ne sono per niente contenti. Ma lei se n'è fatta un baffo delle loro lamentele e minacce, ha continuato a fare di testa sua - come ha sempre fatto in vita sua - e alla fine l'ha spuntata lei.

Il coraggio di una donna

Dopo la morte del nonno, la nonna Gina si è trasferita dietro casa dei miei nonni, in Via Montegani, a Milano. Di certo non quella che si può definire una bella zona. Perchè se negli anni '50 era considerata una brutta zona perchè c'erano i meridionali, dagli anni '80 in poi è diventata la zona degli immigrati. Prima gli albanesi, poi i neri. [Questo con tutto il rispetto possibile, ma è la realtà del quartiere]. Insomma, non si stava proprio tranquilli, ma i miei nonni avevano una drogheria li, vivevano li e cosi anche la nonna Gina si è trasferita lì. E di cose ne ha viste, povera. Una volta ad esempio è stata drogata e rapinata. Proprio così. Due delinquenti l'hanno abbordata mentre tornata da messa, e fingendosi due svizzeri che avevano perso la strada, l'hanno convinta a salire in macchina per farsi spiegare la strada. E li le hanno spruzzato un qualcosa in faccia, che le ha fatto totalmente perdere la ragione. Chiaramente poi le hanno chiesto di condurli a casa loro, dove, sempre di mano sua, lei gli ha dato tutti i gioielli e la sua pensione. E ciao ciao. Loro se ne sono andati e lei non ha potuto fare niente, e ha dovuto poi convivere con la consapevolezza di aver dato loro tutto quello che aveva di sua iniziativa (anche se ovviamente non era cosi, perche' era sotto effetto di quella sostanza). Si è vergognata a lungo di questa storia, poverina...

Fino più o meno ai miei 13 anni andavamo a trovarla ogni sabato pomeriggio, dopo essere stati dai nonni. Mentre la mamma andava a fare la spesa, io e Big Brother andavamo su dalla nonna, nel suo monolocale di cui conoscevo ogni singolo centimentro. Passavamo del tempo con lei, quando faceva brutto dentro in casa con lei a chiaccherare o ad ascoltare le sue storie, e quando faceva bello nella terrazza fuori dalla sua porta. Erano anni semplici, prevedibili e felici. Lei si faceva sempre più grossa, sempre più vecchia e sempre più dolce. Io la adoravo, e la ricordo sempre con il sorriso sulle labbra. C'è sempre stata a tutte le feste di famiglia, per i Natali, i compleanni, le comunioni. Sempre con il suo sorriso stampato in faccia.

In salute è sempre stata bene fino ai suoi 90 anni. Il che era ironico, considerato che sua figlia da sempre combatteva contro il cancro che alla fine se la sarebbe portata via. Per 20 e passa anni ha visto quella sua unica figlia soffrire, lottare, vincere per poi venire sconfitta di nuovo. Per 20 anni ha avuto paura di vedersi sopravvivere a quella sua figlia malata, che alla fine le è sopravvissuta di neanche un anno. Ma nell'estate del '98 (o era il '99?) un ictus le ha cambiato la vita. Quell'episodio che l'estate prima l'aveva solo spaventata ma senza lasciarle alcun segno, in quella fatidica estate l'ha lasciata completamente paralizzata nella parte sinistra del corpo. Niente che nessuno potesse farci, una condizione permanente che l'ha resa completamente dipendente.

E da lì la triste ma necessaria decisione di metterla in una casa di riposo. Non c'era scelta, e lei immagino che lo capisse. Ma come si fa a mettere in gabbia una tigre selvatica? La nonna era energia pura, la nonna era egoismo e dolcezza, la nonna era determinazione, la nonna era vita. Nel momento in cui è entrata in quella casa di riposo ha smesso di essere tutto questo, e piano piano si è trasformata. Non era piu' lei, nonostante i suoi occhi dolci fossero sempre gli stessi. Ma lei ha tenuto duro. Ha dovuto abbassare la sua corazza, smussare i suoi angoli e affidarsi agli altri, ma ha tenuto duro. Perchè il peggio doveva ancora venire, povera.

Infatti col fatto di non potersi muovere perchè paralizzata, passava le sue giornate a letto o sulla carrozzina (per il primo periodo, poi neanche quello). E a furia di non usare le sue gambe, è finita che quella paralizzata di sinistra hanno dovuto amputarla. Un colpo al cuore e al suo ego, sicuramente. Da lì le cose sono lentamente peggiorate. Ancora piu relegata a letto, ancora piu dipendente, ancora piu spenta. Ma ha tenuto duro ancora degli anni. Ha visto Big Brother partire per l'America e ha pianto, pensando di non vederlo tornare un anno dopo. Invece lui è tornato e lei c'era ancora. Poi è venuto il mio turno di partire, altre lacrime, la stessa paura. E questa volta, quando sono tornata io, lei non c'era più.

La prospettiva della seconda gamba amputata, la paura per quella figlia sempre più malata, la stanchezza di 5 anni passati in quel letto a vedersi rimpicciolire sempre di più, alla fine hanno avuto la meglio, e la mia nonna ha scelto di morire. Se ne è andata quando io avevo 17 anni, durante il mio anno di scambio in USA, quando, per la prima volta, ho capito che tremenda cosa è la distanza, quando qualcuno ha bisogno di te e tu non puoi essergli accanto.

La mia nonna Gina ha avuto una vita intensa, e penso felice. Ha avuto 2 figli, 5 nipoti e una decina di pronipoti. Ha visto la sua famiglia crescere e trovare ognuno la propria strada. Ha visto quanto di piu brutto ci possa essere nelle due guerre mondiali, la malattia della figlia e la propria invalidità. Ma ha anche visto quanto di più bello la vita di può dare, nell'amore di un marito e di una famiglia che le è stata accanto fino all'ultimo respiro e che ancora adesso non la dimentica.

Tanti auguri nonna, per quei 107 anni che avresti festeggiato oggi!


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