Voglio prenderti un respiro e sentirmi un vuoto un po´meno a perdere, un vuoto un po´meno vuoto. Vivo riflesso, i miei contorni si nascondono tra le cose forti e veloci della vita, tra cartelloni pubblicitari e prezzi e fermate. Non mi sento necessario, non mi sento una scelta, sento di essere un ricordo di essere una brutta copia, di essere spazio aperto e perso che nessuno vuole accorciare. Ma vorrei prenderti un respiro comunque, sentire nell´aria calda chi sei, sentire se tra le cose che desideri ci sono anche io, sotto forma di voglia, di sogni congelati, sotto forma di impazienza e lotta e sorriso tra il dolce e l´amaro.
Alle volte cerchiamo grandi cose per noi stessi, o forse all´estremo non cerchiamo niente. Qualcuno mette le virgole per noi. Una virgola ti cambia il senso della frase senza davvero cambiare molto della frase, cosí le virgole nella vita ti cambiano il senso senza cambiare davvero quello che sei sempre stato. Un paio di mani tese, il tempo che ci mettiamo ad afferrarle, il piacere del tocco, il dialogo tra corpi persi e stanchi illuminati dalla speranza. Ci aspettiamo da una vita senza nemmeno saperlo. Ci prendiamo in un tempo che sembra sempre troppo piccolo, ma é denso, non scivola via senza lasciare tracce sui nostri corpi, senza incidere sui nostri sogni. Ci siamo cercati ovunque, altrove, nelle finzioni e nelle brutte copie, abbiamo pensato che ce la fossimo giocata molto tempo addietro, che fosse una scommessa inutile, che non esistessimo.
Il tuo seno scoperto era poesia, poco importa che non ti piacesse. Recitata per me.La tua pancia era una tavola apparecchiata, arrivava il vento dalle ciglia. Non serve il coraggio per mischiarsi, serve per prendersi interamente con la paura di non bastare, con la paura che sia troppo o troppo poco. Serve il coraggio per scoprire l´anima, per raccontare tutto, per perdere razionalitá come si perdono colpi, per promettere solo con le azioni. Sento ancora il fruscio della pelle sovrapposta, il nostro movimento come se fossimo onde e risacca abbandonati a un oceano troppo grande. Gli occhi che si cercavano e che si imbarazzavano, la fronte imperlata di candido sforzo. Sento ancora il silenzio e il tuo respiro arreso, le tue forme contrarsi e rilasciarsi, il mio viso tra un seno e l´altro con l´orecchio che ascolta il cuore impazzito. Si contraeva e rilasciava vita. Serve il coraggio per non finire mai. Per lasciare solo in sospeso e continuare ogni giorno. Succede che ci portiamo via senza nemmeno saperlo, che ci vestiamo l´anima e non ci facciamo piú sfiorare, ci facciamo distrarre o scegliamo cose piú comode, cose migliori, prezzi e costi piú bassi al netto del vivere. Non giustifichiamo, molliamo solo la presa, guardiamo ció che desideriamo vedere, prendiamo coraggio. Prendiamo la scarto tra ció che ci aspettavamo e co che é stato per ripartire da quello.
Io sono quello che cammina con la gomma forata, quello che si rilegge la poesia che non ti piace ogni sera, che si fa cullare da un mare prosciugato. Che crede comunque perfino alle bugie, che si fa male col bene. Sono quello senza coraggio, a metá, resto quello impossibile, la faccia oscura, la luna decrescente del tuo cielo. Voglio sempre sentire che non ci sei. E voglio sempre prenderti un respiro, uno e sentirmi a casa. Una cosa bella si puó dire anche due volte. Voglio prenderti un respiro, uno a caso senza chiedermi dove sia casa. Una cosa bella te la diró anche tre volte, a te che ti abiteró senza possederti, tu con le tende di ciglia sulle mie guance e il vento del tuo respiro regolare sulle colline del mio petto, tra ció che vogliamo essere e quello che sappiamo. Col coraggio di prenderti un respiro, lo stesso coraggio che serve a non finire mai.