Il cordoglio dei lupi

Creato il 06 dicembre 2013 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ai tempi del fascismo  non sapevo di vivere ai tempi del fascismo. La frase di Hans Magnus Enzensberger pesa come un macigno e parla di indifferenza, accondiscendenza, ubbidienza io semplicemente di inconsapevolezza.

Non gli credo, non credo che il poeta che elogia i lupi che vanno in branco, loro sì, solidali, e condanna le pecore: Deve mangiare viole del pensiero l’avvoltoio? Dallo sciacallo, che cosa pretendete? Che muti pelo? E del lupo? Deve da se cavarsi i denti?….. Che cosa idioti vi incanta? ….Chi intasca la mancia, la moneta d’argento, l’obolo del silenzio? Son molti i derubati, pochi i ladri; chi li applaude allora, chi li decora e distingue, chi è avido di menzogna?… , si non credo non si fosse accorto che  per alcuni l’anello al naso è il  gioiello più caro, che sia stato tratto in inganno che ogni ricatto fosse troppo blando per lui.

Tanto è vero che  oggi sa di vivere sotto il fascismo europeo, il burofascismo, responsabile di aver sottratto sovranità a popoli e stati, senza sostituirla con un’autorità sovranazionale, di predicare di diritti annientandoli nei paesi Pigs, di aver contribuito a quella riduzione di democrazia, imposta dall’applicazione artificiosa di un unico strumento di unificazione, quella moneta che ha incrementato disuguaglianze, aumentando il profitto di pochi e riducendo il reddito dei tanti, e che, in attesa di dotarsi di un esercito e di una polizia,  è in grado di imporre un ordine aberrante e di attuare una feroce repressione, dalla quale dopo le lacrime gronda il sangue delle vittime ridotte alla fame.

Oggi è nauseante sentire gli elogi di Mandela,  e  lui si, sapeva di vivere sotto un regime infame e infamante i principi di umanità, da parte di vari tromboni, di poderosi telegrafisti, sempre pronti con vibranti messaggi, di feroci razzisti ma solo contro i rom, di indifferenti che, loro no, non si accorgono di villaggi segreti dove lavorano e sotto-vivono centinaia di lavoratori, di xenofobi efferati che dicono di difendere cultura e tradizioni autoctone, di fan della Thatcher, di supporter della superiorità Wasp, occidentale e bianca come sono bianchi e slavati gli euro burocrati. Gli stessi lupi che in passato l’avrebbero e l’hanno considerato un eversivo pericoloso, uno scomposto ribelle, un arrischiato sovversivo contro l’ordine costituito.

Ma è altrettanto fastidioso l’encomio delle pecore, l’ammirazione per il coraggio di chi ha scelto il moderato e rassicurante conformismo, di chi considera la rinuncia ai diritto un obbligo per  garantirsi la conservazione di mediocri privilegi, di chi asseconda le nuove forme di fascismo per stare tra i grandi, per essere ammesso tra i lupi.

È successo qualcosa di tremendo se è cambiato il senso e il significato di coraggio e ribellione, di democrazie e autoritarismo, se Berlusconi pensando alla galera che non farà, si sente come Mandela, se  in prossimità della liturgia domenicale delle primarie, si sono lette testimonianze in favore del giovane Civati, indicato come virtuoso custode dei valori della sinistra, malgrado il suo coraggio si sia finora esaurito prima del voto, palese o segreto, se insomma alla tenacia di un uomo nel non voler essere pecora si guarda come a un eroismo irripetibile. E se provassimo a ripeterlo?


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