Un tempo nelle goliardiche sfilate di Carnevale, specialmente in alcune città d’Italia, venivano gettati sulla folla mascherata granoturco ed arance, fiori, gusci d’uovo ripieni di essenze profumate e monete.
In Europa però , nella prima metà del XVI secolo, si iniziarono a produrre dei profumati confettini con i frutti del coriandolo ricoperti di zucchero.
Il coriandolo (Coriandrum sativum) una pianta erbacea annuale che appartiene alla stessa famiglia del cumino, dell’aneto, del finocchio e naturalmente del prezzemolo. Questi semi venivano tuffati nel gesso e poi lasciati seccare. Confettini profumati, erano l’ideale per essere lanciati dall’ alto dei carri mascherati o da balconi e finestre.
Questa usanza, piuttosto costosa, cadde in disuso. I confetti bianchi vennero gradualmente sostituiti da piccole pallottole, di identico aspetto, ma fatte di gesso.
Nel XIX secolo, a Milano si cominciò a tirare minuscoli dischetti di carta bianca che al minimo alito di vento si sollevavano in aria, come se una nevicata ricoprisse i carri che sfilavano.
Narra la leggenda che la geniale trovata fosse dell’ingegner Enrico Mangili, che
aveva pensato di usare i dischetti di scarto dei fogli bucherellati che si usavano come lettiere per i bachi da seta. Egli brevettò il suo prodotto proprio ad una festa di carnevale per bambini. Da quel momento le gente li cominciò ad usare e chiamare proprio con il nome delle piante: coriandoli.A poco a poco i coriandoli, che erano allora solo bianchi, cominciarono ad essere prodotti a livello industriale, non più come materiale di scarto e soprattutto utilizzando carta colorata.