Oggi volevo lasciarvi per il weekend una riflessione.
Quello che osservavo ultimamente mentre parlo con i pazienti sono certi movimenti ripetitivi, in una sorta di contagio della stanza dello psicologo.
Se con le mani alcuni gesti mimano turbolenze emotive che si rimuovono nelle pance e nelle teste, si frappongono movimenti diretti e tenuti (in gergo tecnico s'intende: rigidi, contratti) di tagli con le mani, separazioni e distacchi.
Le mani e tutto il corpo s'impegnano a comunicare.
Ma quanta precisione e dettagli ognuno di noi fornisce per farsi capire meglio.
Rimango a volte incantata da queste danze involontarie. Quando vengono svelate, misteriosi collegamenti con le emozioni che si provano nascoste dietro il racconto che procede, diventano all'improvviso visibili.
Le emozioni si sono manifestate.
Come piccole coreografie delle emozioni, vengono coinvolti anche i piedi, le carezze, gli sfregamenti, le tensioni e gli abbandoni muscolari.
Come quando si era bambini molto piccoli e si poteva solo usare il corpo, visto che la parola era ancora impossibile articolarla, e tutte le emozioni e i pensieri passavano attraverso il movimento e la postura.