Il corpo umano non è solo un entità biologica ma è modellato dalla cultura nella quale è inserito, ci spiega l’antropologa Claudia Mattalucci. La cultura forgia i corpi, ne segna la superfice esterna, li modifica internamente, determina gesti, posture e movimenti.
Le relazione tra il corpo individuale e il corpo della società alla quale appartiene appare nell’abbigliamento, nelle regole alimentari, nelle norme igieniche, nelle definizioni di malattia, di salute, nelle regole della sessualità che qualificano infine il corpo come un prodotto culturale e storico.
Si può dire che il corpo riflette l’ambiente del quale è parte.
Il corpo diventa anche un luogo nel quale ‘iscrivere’ la propria appartenenza a un pensiero, a un genere, ad uno status sociale, ad un’identità religiosa, ad un’età.
Si manipola il corpo per seguire un’ideale, come la giovinezza, la purezza, e si usano tecniche per modellarsi attorno ad esso. Il corpo diventa un manufatto industriale a cui si può aggiungere o togliere un pezzo, che si può assemblare, tagliare, modificare, anche con materiali sintetici, insieme a diete, palestre e chirurgie estetiche che, facendo dimagrire, disintossicare, rigenerare, tentano di costruire un’età virtuale.
Il corpo, conclude Mariella Pandolfi, appare sempre di più uno spazio docile, flessibile sul quale leggere le contraddizioni della società contemporanea: le tendenze emancipatorie da un lato, e repressive dall’altro.
Nella foto, I shop therefore I am,
di Barbara Kruger, 1987,
tela fotografica e vinile,
Zurigo, Collezione Privata.