Quando ho letto questa storia mi è venuto un dejà-vu. Aliaa Elmahdy è più o meno una mia coetanea, una giovane blogger egiziana ventenne che ha scelto di posare nuda come protesta contro una società che vede il corpo femminile come un peccato. Nei paesi arabi le donne stanno cominciando a protestare contro una società maschilista e la protesta avviene sul web come sta accadendo qui in Italia. Ci sono quelle che aprono gruppi per l’abolizione del velo islamico, simbolo della sottomissione femminile quando esso è imposto con la forza, ci sono quelle che si spogliano come Aliaa.
Se leggiamo la situazione delle donne in Egitto forse è il caso di abbandonare certi luoghi comuni. Come in Italia (74°) anche in Egitto (123°), il corpo femminile è sovraesposto e ipersessualizzato nei mezzi di comunicazione, questo per far notare a qualche mente “antiquata” che la mecificazione del corpo femminile non corrisponde ad alcuna libertà femminile, ma è una sorta di schiavitù e avviene spesso in quei Paesi con doppia morale, dove le donne sono spesso divise in “sante” e “prostitute”. Come in Italia lì puoi spogliarti solo per vendere un prodotto ma se lo fai per un senso civile arrivano intimidazioni, minacce di morte e perfino la galera.
Aliaa infatti è stata minacciata da un sistema sociale che è alla fine molto simile al nostro: ti fa credere che ti sei liberata ma sei ancora più schiava. Schiava di rappresentazioni sessiste, di violenze e di molestie.
Ho sempre pensato che tutto il mondo è Paese. Il corpo femminile fa paura dappertutto, per questo che la società (compreso il consumismo che ne ha fatto una merce) lo controlla. Perchè è vero che se in Italia non vieni obligata ad indossare il niqab o il velo e non vieni sottoposta a infibulazioni le repressioni avvengono mediante processi più subdoli che condizionano tutte le tappe evolutive della donna.
Per certi versi l’Italia è un Paese più evoluto perchè le donne avranno piu’ diritti e possono tutte studiare, mentre non tutte le connazionali di Aliaa possono farlo ma la repressione delle donne in Italia è ancora molto forte e gira sopratutto attorno ai nostri corpi e alla nostra sessualità. Qui la morale cattolica è molto forte e si concretizza nella demonizzazione delle donne che intraprendono delle scelte nella vita. In Italia ti invitano a spogliarti per vendere un prodotto ma allo stesso tempo ti invitano a coprirti nella vita di tutti i giorni per apparire “santa” e perchè a moda loro poi non ti devi lamentare se poi ti stuprano.
Qui in Italia il nudo femminile è dappertutto e nessuno mette in discussione (giustamente!) il diritto di una modella di posare per un calendario, ma quante altrettante donne come Aliaa avrebbero il coraggio di denudarsi invece per una causa civile che ha a che fare con la liberazione dei nostri corpi da una cultura che ci vuole di plastica e che demonizza i nostri desideri sessuali?
Molti diranno “ma qui nessuno ti mette in galera se vai in giro semi-nuda“. Nessuno conosce i provvedimenti dei sindaci di paesi come Castellammare di Stabia che multano le donne in minigonna e poi giustificano il “bunga bunga” e il corpo femminile venduto sulle reti del loro padrone?
Immaginiamo di andare a fare la spesa vestite come “veline”: tacchi alti, culotte di jeans e maglie scollatissime, quanti secondi passeranno prima che qualcuno abbia chiamato una volante dei carabinieri per metterci dentro per atti contro la pubblica decenza?
Eppure si tratta degli stessi italiani tanto assuefatti alle immagini femminili del piccolo schermo sempre nude, rassicuranti e sorridenti per vendere ogni sorta di cosa, che va dallo spazzolino da denti al talk-show condotto da soli uomini. Eppure sempre nello stesso Paese il corpo di Aliaa è stato censurato dagli stessi giornali che poi pubblicano gallery su gallery di donne nude e supersessualizzate.
Temo che se ci fosse un Aliaa anche qui in Italia le reazioni sarebbero state le stesse. Eppure qualcuna qui ci ha provato al posto nostro ma prova che nemmeno qui il nudo femminile è ben accolto.
A chi ci ha rivolto sempre critiche pesanti accusandoci che noi siamo contro il nudo femminile, non è vero. Il nudo femminile appartiene a noi donne. Abbiamo aperto questo blog non per censurarlo ma per riappropriarci dei nostri corpi, per sfuggire al controllo che la società ci impone. Perchè in certi contesti il nudo femminile è concesso (vedi porno e media) e in altri no? Forse perchè si tratta di ambiti ristretti e più “controllabili“. Davvero credete che relegare le donne all’interno di alcune gabbie sociali significa libertà?
Mary