Ahmed El Shenawy nasce a Il Cairo, Egitto, 47 anni fa e giunge in Italia direttamente ad Alessandria con la famiglia nel 1977. Sin dall’età di dodici anni ama ritrarre su carta un po’ tutto ciò che trova sotto tiro: oggetti, cesti di frutta, paesaggi, persone, animali, case e scorci di natura. Si diploma e diventa ufficialmente massaggiatore sportivo, disciplina che utilizza qua e là per sbarcare il lunario, insieme a qualche lavoretto come metalmeccanico dove gli capita. Ma la sua passione è la pittura e col passare del tempo dedica ai pennelli sempre più attenzione e fatiche. Ora, lavoretti a parte, trascorre gran parte del giorno tra tavolozze e colori nel suo studio nel centro storico di Alessandria con l’obiettivo, semplice e puro, di produrre il più possibile. Paesaggi, corride, nature morte e, soprattutto, figure femminili.
“Anche il corpo di donna è un paesaggio”, ci spiega. “ L’importante è saperlo enfatizzare nei punti giusti servendosi di ombre e piccoli ritocchi cromatici. Ma anche il viso è un ‘dettaglio’ su cui mi concentro molto: al di fuori di comesi presenta la modella, aggiungo
molto spesso il trucco, soprattutto rossetto”. Ed è forse questa serie di piccoli ritocchi strategici che, nonostantel’ipnosi dei corpi, il volto
dei soggetti ruba la sua bella fetta di attenzione deviando lo sguardo dell’osservatore verso l’alto, come se un sentiero, il corpo stesso, lo
conducesse gradualmente verso il vero apice, ovvero quei visi strepitosi mai sorridenti. La curva più bella di una donna è il suo sorriso.
Chi è che lo diceva? Picasso? Botero, che di curve e rotondità se ne intendeva? Un utente di Facebook? Beh, poco importa; perché le donne di El Shenawi non sorridono mai, piuttosto si lasciano andare in espressioni vagamente fameliche, seducenti, maliziose, come se evocassero l’amplesso. “Il mio scopo è rappresentare donne enigmatiche, mai aggressive”, dichiara il pittore, “che sappiano scatenare il desiderio”.
Missione compiuta maestro, verrebbe da aggiungere. Come tutti sanno, un pittore che ritrae soggetti specifi ci (e quindi non astratti) ha però bisogno di modelli in carne ed ossa, persone reali, nella stessa misura in cui ha bisogno di tela e pennelli. E chi sono le modelle di El Shenawi? “Amiche, conoscenti”, dice lui. “Donne che vanno fiere del proprio fi sico e che amano esporlo, per poi ammirarlo sulla tela rappresentato sotto un’altra luce. Sono molte le persone che conosco alle quali piace fare da soggetto principale e ‘prestare’ il proprio
corpo per un dipinto”. Perciò, quelle che vedete in queste opere sono persone vere, che esistono, non frutto della fantasia dell’autore né delle sue perversioni. Sono spaccati di momenti reali, di pose “veramente assunte”, di attimi osè catturati per sempre come quelli che ognuno di noi ha scolpiti nella mente grazie alla vita vissuta.
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