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Il Corpo Umano – Paolo Giordano

Creato il 24 novembre 2012 da Ferdori

Il Corpo Umano – Paolo GiordanoSuccede che verso la metà di ottobre del 2012 Mondadori fa uscire il secondo libro di Paolo Giordano, quello che aveva vinto il premio Strega qualche anno fa.

Bene, che problema c’è? dico io. Nessuno, mi rispondo. Solamente un altro titolo nelle librerie e un’altra copertina di uno scrittore legato ad una grande casa editrice e che dunque troverò esposta in bella vista nelle vetrine di tutte le librerie, almeno per un mese o forse anche qualcosa di più.

Una possibilità in più, da considerare o da ignorare.

Invece, come spesso accade in questi casi, mi capita di leggere crociate contro le grandi case editrici, contro i loro proprietari e controllori, contro i criteri di scelta delle opere da pubblicare, insomma contro il sistema in generale.

Come se boicottare il libro di uno scrittore avesse un gran senso, bah.

La mia idea di lotta e di trasformazione della società passa attraverso vie molto diverse, in primis una elevata partecipazione e un coinvolgimento in prima persona in special modo da parte di chi si lamenta e mette tutti sullo stesso piano.

Chi si disinteressa delle cose che accadono ne diventa responsabile, almeno in parte.

Fine della chiosa, che dal mio punto di vista era doverosa, in quanto la decisione di leggere in tempi brevi Il corpo umano di Paolo Giordano è dipesa in buona parte dalle polemiche che mi è capitato di leggere proprio su aNobii, il social network dedicato ai libri.

Lo avrei fatto comunque, magari più avanti, ma ho deciso come dire, di battere il ferro finché è caldo proprio per dire la mia sui contenuti più che sulla forma.

Andiamo al libro allora.

Dopo una parte iniziale sostanzialmente introduttiva, il pensiero che arriva improvviso, quasi fosse un avvertimento, è che qua c’è poco da scherzare.

Per capire di cosa stiamo parlando basta seguire le notizie che giungono dall’Afghanistan e che raccontano quale sia la situazione reale che si vive in quelle zone e nel Gulistan in particolare.

Il racconto di Paolo Giordano riesce a fornirne perlomeno un’idea.

Il disagio, le incertezze quotidiane, il senso prima di superiorità e poi di frustrazione ed impotenza, sono ben rappresentati nel romanzo e passano dalla carta del libro alla mente del lettore in maniera diretta.

In alcuni momenti la tensione che si respira riga dopo riga è la stessa che si può provare nella sala buia e silenziosa di un cinema quando sullo schermo passano le immagini di una missione pericolosa.

Personalmente, leggendo le parti più movimentate di questo libro, ho ritrovato le sensazioni provate durante la visione di Lebanon, il film vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 2009, con in più il fatto che il lento scorrere delle pagine, rispetto alla scena seppur decantata e rallentata di un film, accresce la tensione minuto dopo minuto.

Un libro insomma, se parliamo di un certo tipo di emozioni, coinvolge ben più di un film.

Il corpo umano riesce in questo.

Altra nota positiva è il fatto di aver portato un poco di attenzione sulla vicenda Afghanistan, e più in generale sulle missioni militari all’estero, concentrando però il dibattito sulle condizioni materiali e soprattutto psicologiche dei soldati, prevalentemente ragazzi, che le portano avanti.

Anche in questo caso succede che le discussioni siano sempre sulla parte politica con scontri ideologici e rivalse di partito; quasi mai si analizzano in profondità le situazioni.

Allora questo libro di Paolo Giordano può tornare utile per riuscire in parte a ricreare un contesto mentale quando capita di ascoltare una ultim’ora al telegiornale.

Più in generale il romanzo accompagna alcuni dei protagonisti attraverso una trasformazione interiore che per molti è la stessa, anche se non per tutti.

La passione e i sogni dell’adolescenza a cui fanno seguito l’esuberanza giovanile dovuta alla forza e alla determinazione, poi un travaglio interiore più o meno lungo dovuto ad avvenimenti esterni e fuori dal proprio controllo, infine un ritorno alla condizione umana più normale e più complessa allo stesso tempo, con incertezze che tornano o arrivano per la prima volta e un sacco di domande che trovano risponde sempre meno definitive.

Un libro che mi è piaciuto e che, pur avendomi fatto compagnia solamente per qualche giorno, mi ha anche acceso una serie di curiosità che cercherò di soddisfare attraverso alcune ricerche.

Ovviamente da ora in poi il suono delle parole Afghanistan, Gulistan, contingente militare, missioni all’estero, ma anche Lince, convoglio e perché no, perfino gregge di pecore, accenderanno una lampadina nella mente che illuminerà certe cose.

Tempo di lettura: 6h 06m


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