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Il Corridoio Economico sino-pakistano e l’India

Creato il 02 luglio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il Corridoio Economico sino-pakistano e l’India

Il pubblico dibattito relativo al Corridoio Economico sino-pakistano (China Pakistan Economic Corridor – CPEC), da realizzare attraverso il Gilgit Baltistan, è riemerso con la recente visita in Pakistan del Presidente cinese Xi Jinping. Questo incontro ha nuovamente generato nei media globali un animato dibattito riguardo la futura costruzione del Corridoio. Il progetto a lunga gestazione del CPEC ha inizialmente ricevuto adesioni durante gli incontri di Nawaz Sharif in Cina nel corso del 2014. Successivamente, durante la sua visita inaugurale in Pakistan nell’aprile 2015, il Presidente cinese ha riaffermato l’impegno finanziario precedentemente annunciato verso il CPEC e dal valore di 46 miliardi di dollari.

Il CPEC è considerato un importante progetto in grado di rafforzare le relazioni bilaterali sino-pakistane e di consolidare ulteriormente i loro legami strategici. Il Corridoio passerà attraverso la periferia dell’India, in particolare attraverso il Gilgit Baltistan, regione rivendicata dall’India come parte integrante del precedente Stato principesco del Jammu e Kashmir (J&K). A tempo debito, la realtà geografica del CPEC, che può potenzialmente incidere sul disegno geopolitico indiano, rappresenterà una sfida strategica.

L’approccio della Cina e la reazione dell’India

Nel Dicembre 2014, l’agenzia cinese “Xinhua” ha pubblicato una comunicazione che annunciava la chiusura dello strategico Passo di Khunjerab e la considerazione del Gilgit Baltistan come parte integrante del Pakistan1. Fino ad allora, la Cina aveva sostenuto che la questione del Jammu & Kashmir fosse una disputa bilaterale tra India e Pakistan. La considerazione del Gilgit Baltistan come componente del Pakistan ha fatto riflettere su un eventuale spostamento della posizione cinese sul tema del J&K – quindi un cambiamento rispetto alla sua precedente presa di posizione neutrale – che è stato analizzato per un breve periodo sui media indiani.

Una parte sostiene che adottando un progetto a lungo termine come il CPEC, la cui componente primaria inizierà nel Gilgit Baltistan, la Cina avrebbe tacitamente approvato la rivendicazione da parte del Pakistan su questa regione. Dalle fonti ufficiali indiane non vi è stata però nessuna reazione circa la dichiarazione dell’agenzia “Xinhua”. In passato un’asserzione simile venne ritirata dopo una protesta ufficiale da parte dell’India contro l’agenzia cinese. Rispondendo a un quesito posto nella Lok Sabha (la Camera bassa indiana, n.d.t.) nel dicembre 2014, il Ministro degli Affari Esteri Sushma Swaraj ha affermato:

Il Governo ha ricevuto segnalazioni riguardanti il coinvolgimento di Cina e Pakistan nell\’attività di costruzione di infrastrutture nella porzione di Kashmir occupata dal Pakistan (Pakistan Occupied Kashmir – POK), inclusa la realizzazione del Corridoio Economico sino-pakistano e, dopo aver comunicato alla Cina le sue preoccupazioni a riguardo, ha richiesto l\’interruzione di tali attività2.

A negare quanto sopra affermato è una recente dichiarazione rilasciata dall’Alto Commissario indiano in Pakistan: «L’India non ha alcuna preoccupazione relativa alla costruzione del CPEC dal momento che un Pakistan economicamente forte garantirebbe la stabilità della regione»3. Nonostante il Corridoio sembri preannunciare complicazioni strategiche per l’India, questa deve ancora completamente esporre il suo approccio nei confronti del progetto. Come già comunicato precedentemente, il Corridoio passerà attraverso una regione in cui la potenza cinese ha investito in passato in infrastrutture e progetti idroelettrici, il Gilgit Baltistan.

Quest’ultimo trarrà vantaggio dal progetto con l’espansione della Karakoram Highway, l’implementazione di parchi industriali e progetti idroelettrici, e la costruzione di strade e linee ferroviarie. La proposta prevede, inoltre, l’installazione di centrali idroelettriche, autostrade e strade principali nel cosiddetto Azad Jammu & Kashmir (AJK). L’India ha talvolta sollevato obiezioni a proposito degli investimenti infrastrutturali cinesi nella regione.

L’origine storica del CPEC risale probabilmente all’Accordo di frontiera del 1963, il trattato sui confini considerato una pietra miliare dei rapporti tra Cina e Pakistan. Il patto ha previsto la cessione alla Cina di più di 5.000 miglia quadrate del Trans-Karakorum, precursore della Karakoram Highway concepita in seguito come un collegamento strategico emblema dell’“eterna amicizia” sino-pakistana. L’allora Ministro della Difesa indiano, Krishna Menon, riferì chiaramente alle Nazioni Unite la posizione dell’India sulla questione, dichiarando l’accordo illegittimo. L’India presentò quindi una protesta piuttosto “enfatica” alla Cina, inoltrando una lettera ufficiale di dissenso4.

Alcuni decenni dopo, mentre l’orientamento politico dell’India e le rivendicazioni sul Gilgit Baltistan sono rimasti invariati, la posizione indiana appare indebolita rispetto agli investimenti cinesi nella Karakoram Highway e agli sforzi di Pechino indirizzati a sfruttare questo legame territoriale per costruire un corridoio strategico.

Il dilemma dell’India

La consapevolezza di un contesto strategico cambiato comporta che le opzioni per l’India nell’affrontare un progetto come il CPEC siano limitate e complicate? Essere coinvolta nella grande rete di collegamento oppure starne al di fuori in accordo con la propria posizione sul Gilgit Baltistan e sul cosiddetto J&K: è su questi punti che l’India è indecisa?

Partecipare al progetto richiederebbe infatti una considerevole modifica a livello politico. Guardando alla dimensione territoriale, l’adesione indiana al progetto potrebbe essere interpretata come una rinuncia della posizione espressa oppure come un’acquiescenza all’alleanza sino-pakistana nella regione. In questo modo il CPEC pone una sfida politica per l’India al fine del raggiungimento di un equilibrio volto all’assicurare i suoi interessi territoriali/strategici senza essere allo stesso tempo in una postura conflittuale.

Ad ogni modo l’India ha bisogno di prendere una chiara decisione sul CPEC. Sul fronte interno non vi è stato finora alcun dibattito politico o pubblico su come l’India dovrebbe affrontare la questione. L’assenza di una scelta definitiva sul progetto è anche dovuta al fatto che i dibattiti pubblici su temi relativi a Cina e Pakistan risultano spesso emotivi e privi di una valutazione razionale delle opzioni politiche.

Definire l’orientamento politico è essenziale in quanto la Cina ha recentemente esteso l’invito all’India a partecipare al progetto “one route, one belt” relativo alla Via della seta. L’India deve ora rispondere a tali aperture e deve affermare chiaramente se intende prendere parte al CPEC, rimanere indecisa, oppure trasmettere le proprie preoccupazioni nel tentativo di scoraggiare la Cina.

Il CPEC può concretizzarsi nonostante lo scetticismo

Paradossalmente, all’interno del Pakistan stesso vi è un forte cinismo circa le prospettive e l’attuabilità del CPEC a causa delle preoccupazioni legate alla sicurezza e delle discordie politiche tra province relative al percorso del corridoio. Tuttavia, considerate la determinazione cinese a trovare un collegamento con l’Asia occidentale ricca di petrolio attraverso il Pakistan e la disperazione di quest’ultimo di fornire garanzie alla Cina sulla salvaguardia dei suoi investimenti, il progetto può essere completato anche se la sua portata potrebbe risultare limitata.

La decisione cinese di stringere accordi dal valore di 22 miliardi di dollari su un totale di 28 miliardi con operatori privati piuttosto che con il governo pakistano, dimostra la serietà cinese nei confronti degli investimenti in Pakistan. Si ricordi che in passato le due Nazioni hanno affrontato problemi geografici e logistici per costruire la Karakoram Highway, la più alta strada asfaltata del mondo su uno dei terreni più difficili.

Inoltre, la decisione del Pakistan di istituire una divisione speciale di sicurezza per la protezione dei lavoratori e degli interessi cinesi in Pakistan, divisione costituita da 10.000 addetti alla sicurezza, tra i quali 5.000 provenienti dall’élite del gruppo dei servizi speciali (Special Services Group – SSG) dell’esercito pakistano, appositamente addestrati per la lotta al terrorismo e la sicurezza, indica la volontà di attuare il progetto in tutta serietà.

Mentre la posizione dell’India sul POK rimane sottovalutata, l’inizio del CPEC assicura una maggiore attenzione rispetto a quanto accordato finora. Vi è la necessità di valutare attentamente la situazione e mettere a punto un approccio adeguato e soddisfacente che potrebbe essere adatto agli interessi di lungo periodo dell’India.

(Traduzione dall’inglese di Marilena Proietti)

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