Il salvataggio di Cipro è una scelta confusa e dissennata del sistema finanziario che fa presagire nuove instabilità per il nostro paese. L’esproprio dei depositi ciprioti stabilisce un precedente sconcertante per ogni deposito bancario con il rischio di distruggere ogni certezza dei risparmiatori; tanto più che con tale esproprio non si riuscirà a recidere quel perverso legame tra crisi bancaria e crisi dei debiti sovrani, motore della crisi del debito europeo.
Resta per ora la sfiducia e il rischio di fughe di capitali che potrebbero dissanguare le banche degli stati periferici compreso il nostro. E’ all’interno di questo quadro europeo che vanno letti i nuovi dati della nota di variazione del Documento di economia e finanza (Def) e che confermano le condizioni assai gravi dell’economia italiana; è la conferma della cura Monti, del fortissimo calo dell’attività economica e produttiva, come non si era verificata dalla seconda guerra mondiale.
Di fronte a questi andamenti i mercati finanziari sono rimasti finora in vigile attesa, anche se sempre pronti a mobilitarsi per massicce vendite dei nostri titoli pubblici qualora la situazione dovesse deteriorarsi; analoga situazione per le agenzie di rating che già hanno annunciato nuovi declassamenti.
La storia di Cipro presenta evidenti parallelismi con quelli di Islanda e Irlanda. Tutte tre le isole hanno conosciuto una crescita rapida grazie al loro status di santuari del banking internazionale. In Islanda, all’apice dell’espansione, le banche detenevano attività per un valore pari al 980 per cento del prodotto interno lordo, in Irlanda al 440 per cento, Cipro al 440 per cento. Mentre l’Islanda è uscita dalla crisi con la non copertura dei debiti delle sue banche verso i creditori esteri, la seconda (l’Irlanda) poteva contare su una maggiore flessibilità derivante dal fatto che possedeva una propria valuta.
Il prestito colossale della troika -Bce, Commissione Ue e Fmi- nei confronti di Cipro avviene con un’austerity spietata. A Cipro la sub-dominante Germania ha intimato un prelievo forzoso sui conti correnti strangolandola assurdamente con un rigore finanziario che porta solo il caos.
“ Ma soprattutto non si accorgono che l’effetto ultimo di ogni crisi finanziaria non è di rendere più equa la Ue, bensì di erodere sempre di più la sovranità popolare dei Paesi membri. Con però un solo colpevole: la Germania che ormai tutti odiano additandola come unica responsabile di un rigore punitivo, mentre la realtà è più sofisticata, bizantina, machiavellica. Quel “rigore” che assomiglia sempre di più a una dittatura finanziaria, che porta sul lastrico i popoli generosamente “salvati” è voluto dalla Bce di Mario Draghi, dall’Unione Europea, dal Fmi, dalla Banca Mondiale, dall’Ocse ovvero dalle organizzazioni e dagli ambienti che si prodigano per imporre un’Europa federale aggirando la sovranità popolare. Quell’elite tecnocratica, europea e sovranazionale riesce così usare a proprio vantaggio il moralismo germanico, lasciando che il biasimo dei popoli europei umiliati, impoveriti e arrabbiati ricada sui tedeschi “ ( Blog di Marcello Foa, 01/Aprile 13)
GIANNI DUCHINI, aprile 2013