...............Il welfare state induce una fetta non trascurabile della popolazione ad aspirare a ruoli meramente burocratici, ma dotati di ampio potere discrezionale, e a competere non per il miglioramento della propria posizione ma per l’accaparramento di benefici e sussidi in modo quasi clientelare. Questa enorme distrazione di sforzi, oltre ad essere un costo, è il sintomo di un mutamento nei modi di pensare e di agire. Intendiamoci: per molti secoli, anzi forse durante tutta la storia, la vita dei “clientes” e dei lacchè di corte è stata e continuerà ad essere più agiata rispetto a quella della maggior parte degli uomini liberi.Bisogna però essere altrettanto decisi nell’affermare che è stata la mentalità borghese ed imprenditoriale di questi ultimi ad aver consentito l’avanzamento dell’umanità a livelli di benessere senza pari..............
...........La totale incapacità di reinventarsi o di immaginare un futuro che non consista semplicemente in una lenta agonia dello status quo è un danno peggiore, per le nuove generazioni, rispetto a quello derivante da qualsiasi dissesto delle casse pubbliche. E questa rischia di essere l’amara eredità di una società al tempo stesso timorosa dei mutamenti necessari a rinvigorirne la crescita ed incapace di reimpostare le proprie reti di protezione sociale.
Shumpeter e Hayek prefigurano la fine del capitalismo a causa del suo stesso successo. La ricchezza da questo prodotta incrementa le istanze redistributive ed egualitarie fino al punto in cui il sistema si sclerotizza e poi collassa. Agli individui non resta che combattere per dividersi le fette di una torta che diventa via via più piccola. Perché ciò non si verifichi è necessario cominciare ad immaginare una società più libera, fatta di uomini, donne e famiglie che collaborando e competendo tra loro soddisfano, nei limiti della natura umana, i rispettivi bisogni. Dalla culla alla tomba.
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