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Il crocefisso. Storia di fame e di amicizia

Creato il 08 febbraio 2014 da Valeria Polverino @missvalesbooks
Il crocefisso. Storia di fame e di amicizia
Buongiorno Booklovers!Il libro di cui vi parlerò oggi è stato pubblicato qualche anno fa (per la precisione 2011) e mi ha colpito molto la storia alla base del racconto. Il libro in questione si intitola Il crocefisso. Storia di fame e di amicizia, autrice Elvira Orsini ed edito da Laura Capone Editore, che ringrazio per avermi omaggiato di una copia.
Il crocefisso. Storia di fame e di amicizia
Luisa è all’apparenza una donna realizzata e serena; ma quando la figlia comunica al padre di voler cambiare città per proseguire gli studi, la cassapanca dei ricordi si riapre riportandola in una dimensione lontana e dolorosa. Eppure è un atto necessario perché non tutto sia perduto e quel muro che si è costruita per difendere quanto più le è prezioso, crolli travolgendo ogni cosa. Così, in un viaggio a ritroso ed implacabile, i ricordi si fanno vivi e reali, con un sole che illuminava spietato senza scaldare...Questo viaggio attraversa la campagna umbra e non solo, in un periodo imprecisato del secondo dopoguerra: Luisa è una bambina quasi speciale, dotata  di una spiccata sensibilità che la caratterizza, e vive in simbiosi con Giulio, anche lui bambino fuori dal comune. Entrambi captano la realtà che li circonda molto prima e molto più facilmente degli adulti. L’estrema povertà che li lega non li rende infelici, certo talvolta tristi, ma capaci di apprezzare quanto i grandi non sono in grado di fare. Le loro reazioni sono sorprendentemente mature, sebbene non manchino mai di fantasia e freschezza, ed ecco che gli scarponcini gialli dono del comune, duri come tavolette… le tavolette gialle, sono uno dei tanti simboli disseminati nel testo a mo’ di traccia, affinché possano essere seguiti ed interpretati. Come Napoleone, il randagio trovato in un pomeriggio brumoso, non sarà semplicemente “preso”, ma accolto con amore e rispetto, perché pur nell’arretratezza dell’ambiente, l’ignoranza, Luisa riceve insegnamenti e valori che l’accompagneranno per tutta la vita.La grossa croce di ferro posta a protezione dell’abitato, più in alto delle case, opera imponente di un artigiano semianalfabeta, ha un valore particolare per la piccola; niente a che vedere con  “quel Dio che don Vincenzo materializzava ogni domenica con incomprensibili gestualità e sparate d’incenso acre che m’irritavano la gola, mentre gli scaldini col carbone stemperavano dintorno alle prime panche, e dietro battevamo  i  piedi….”.Da qui la scelta non casuale di un titolo, “Il Crocefisso”, che si riferisce al Cristo, come la bimba è solito chiamarlo, il suo rifugio, meta di una devozione ingenua e spontanea. Per Luisa e l’amico del cuore Giulio, che con lei  condivide ogni cosa, la miseria in primis, ecco che Dio diventa un papà buono ed indulgente che non detta leggi spesso incomprensibili, ma accoglie, ascolta, consola e, talvolta, delude: ”… uniti da quel Dio con cui spesso venivo ai ferri corti, ma che non rinnegavo mai…”.Nei diversi passi del romanzo dove prove dolorose aspettano Luisa, bambina prima, adolescente dopo e madre alla fine, la figura del Cristo in croce avrà un ruolo fondamentale nello svolgimento della trama.  L’amore profondo per la sorella e la sua fine tragica, la malattia di Giulio saranno esperienze durissime che rischiano di travolgerla. Ma proprio allora comprende  che non tutto è perduto e c’è ancora una possibilità, tutti noi ne abbiamo. Aprire il cuore a se stessa, mettersi davanti allo specchio e cercare di capire, di capirsi, perché non c’è niente di peggio del non detto quando invece si può dire. Gioia, la figlia che ama disperatamente in silenzio, deve sapere; dopo di che potrà prendere la strada che preferisce:  ”… devo capire se davvero stai scappando da me e se devo, ancora, dolorosamente rincorrere. Dopo di che, se la tua scelta sarà realmente dettata da una ponderata pianificazione del tuo futuro avrai tutto il mio incondizionato sostegno, lo sai…”.Solo al termine del viaggio, quando i ricordi si rivelano per quello che davvero sono, ossia una lettera  accorata alla figlia Gioia, Luisa comprenderà come davvero tutto non sia perduto e può esserci sempre tempo per rimediare, quando lo si vuole. E l’amore che in quegli anni dolorosi ha segretamente celato in lei, non è andato perso.
Il Crocefisso. Storia di fame e d'amicizia è una storia raccontata con la voce di una bambina e lo sguardo di un'adulta. Una storia genuina, dolce e pulita come il quadro di un paesaggio campestre di cui si possono percepire i profumi, che mostra la vita in un paese umbro con le sue tante vicende semplici ed umane, con i suoi scorci rurali, ed i suoi inossidabili valori. 
Babbo e Giovanni erano rientrati dalla vendemmia bagnati fradici: le incerate li avevano riparati dalla pioggerella, inzuppandoli del loro stesso sudore. Attorno ai fuochi s'animava la vita, mentre io e Giulio quasi accedevamo all'università, impassibili ai richiami di Lucignolo. I bagliori delle fiamme rischiaravano le prime ombre della sera, che avevano invaso la cucina gettando fantasmi sulle mura gibbose ...


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